L’ACCUSA
Furto di biro, pennarelli e carte dei Pokemon: “assolto” Domenichini
Sentenza di non doversi procedere per mancanza della querela. Il pm avrebbe comunque chiesto l’assoluzione
La riforma Cartabia “salva” Sergio Domenichini. Il nome del 67enne malnatese - a febbraio condannato all’ergastolo per l’omicidio di Carmela Fabozzi - ieri è comparso nuovamente nell’elenco degli imputati in Tribunale a Varese. L’accusa? Furto di biro, pennarelli, Gratta e vinci e carte Pokemon in un’edicola di Porto Ceresio. Ma la sua già lunga fedina penale questa volta è rimasta intatta. Il giudice Davide Alvigini, accogliendo la richiesta del difensore (l’avvocato Francesca Cerri), ha pronunciato sentenza di «non doversi procedere» per difetto di querela.
MANCA LA QUERELA
Il reato di furto aggravato, infatti, non è più procedibile d’ufficio; serve dunque la querela, che in questo caso però non è stata presentata dal legale rappresentante della società dell’edicola Celestina, ma da un semplice socio. Di fatti, quindi, la querela non c’è e perciò l’azione penale non doveva neppure essere avviata.
«IMMAGINI NON CHIARE»
Peraltro, il pubblico ministero Nicola Ronzoni aveva chiesto comunque l’assoluzione di Domenichini perché i video delle telecamere del chiosco non consentivano l’identificazione certa del colpevole. E la titolare, che forse avrebbe potuto riconoscerlo, alla fine ha deciso di revocare, di fatto, la costituzione di parte civile, uscendo così di scena.
© Riproduzione Riservata