Abiti sequestrati donati ai poveri di Varese
Consegna alla Caritas decanale dall’Ordine costantiniano: si tratta di duemila capi provenienti da operazioni “antiabusi” della Guardia di finanza
Da merce illegale a dono per le famiglie bisognose. La consegna è avvenuta l’altra mattina al centro parrocchiale di San Carlo, in viale Borri, come ultimo atto di una catena solidale. Sì, perché i bancali di abbigliamento, per un totale di duemila articoli nuovi di zecca, provengono da una donazione fatta dalla Guardia di finanza: si tratta di merce sequestrata nel corso di operazioni contro la criminalità e i traffici illeciti.
A farsi da tramite nella virtuosa filiera è stata la Delegazione di Milano e Lombardia del Sacro militare Ordine costantiniano di San Giorgio, con la collaborazione delle rappresentanze di Lecco e Varese, che ha consegnato alla Caritas di Varese questo quantitativo di articoli di abbigliamento da distribuire in città e provincia alle persone bisognose. «Questa iniziativa – spiegano gli organizzatori - si colloca nell’ambito dell’accordo tra la Delegazione di Lombardia dell’Ordine e la Caritas Diocesana, in particolare rientra nel grande progetto denominato “La fame del nostro vicino” fortemente voluto dal principe Carlo di Borbone delle Due Sicilie, duca di Castro e gran maestro dell’Ordine». L’altra mattina a San Carlo è avvenuta la consegna: don Marco Casale, responsabile della Caritas decanale di Varese, ha ricevuto dal rappresentante per Varese dell’Ordine, Giovanni Mattei, con gli «ammittendi» Vittorio De Micco e Massimiliano Pupella, venti imballaggi contenenti circa duemila articoli.
Si tratta di merce donata «in favore dei meno fortunati di questo territorio – concludono i vertici varesini dell’Ordine costantiniano - così come è chiesto dalle indicazioni del cardinale gran priore al fine di incentivare con sempre maggiore intensità le relazioni e i rapporti di collaborazione con le realtà diocesane di tutte le delegazioni per accreditare sempre più in questo senso le opere caritative dell’Ordine».
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