DOPO L’INCENDIO
Accam, danni enormi e chiusura lunga
L’impianto di Borsonao resteà spento tutto gennaio. Si teme per le turbine

La riaccensione di Accam nel mese di gennaio pare difficile, per non dire impossibile. E, anche sul dopo, c’è un’enorme incognita a gravare, visto che l’incendio di lunedì notte ha creato danni enormi - oltre a paure e polemiche - che bloccano la ripresa delle attività di smaltimento dei rifiuti a Borsano.
D’altronde, al di là delle parole rassicuranti che continuano ad arrivare dai vertici dell’azienda, quello che è successo due giorni fa è un evento che rischia di devastare completamente i bilanci della società pubblica, facendo sorgere la domanda se, giunti a questo punto, convenga davvero ripartire.
Ovviamente l’intenzione del presidente Angelo Bellora è quella di far mettere in sicurezza il termovalorizzatore e poi far riprendere l’attività di ricezione degli scarti territoriali e il loro incenerimento. Ma, per farlo, bisogna fare i conti con la tenuta dei bilanci delle decine di Comuni soci, chiamati probabilmente a un esborso economico importante per mettere a posto ciò che è andato distrutto.
Un responso più preciso su quello che si dovrà spendere per riattivare il sistema si avrà entro un paio di giorni, con le analisi affidate ai tecnici specializzati in turbine, che esamineranno lo stato delle due strutture che si trovano nella sala in cui - a causa di una perdita d’olio - si sono scatenate le fiamme. Se anche una sola delle turbine dovesse risultare danneggiata irreparabilmente, significherebbe andare incontro a una spesa ben superiore ai due milioni di euro. Se anche la seconda risultasse inservibile, la cifra ovviamente raddoppierebbe.
Chiaramente Accam ha delle coperture assicurative ma, di fronte a danni così ingenti, è scontato che si avvierebbe un lunghissimo periodo di confronto per stabilire se e quanto si debba corrispondere per strumentazioni comunque datate. L’inceneritore, in verità, potrebbe ripartire anche senza turbine, ma in tal caso i problemi sarebbero altri: da un lato il “non senso” di un impianto pubblico che incenerisce senza produrre energia, dall’altro l’azzeramento della voce per la vendita dell’elettricità dalla casella delle entrate, quindi si parlerebbe di tre milioni annui di mancati incassi.
Detto ciò, gli interventi di ripristino comporteranno anche qualche centinaio di migliaia di euro necessari a rimettere a posto la parte elettrica lesionata dalle fiamme. Ed è un lavoro abbastanza costoso, non facile e neppure velocissimo.
Insomma, il guaio per l’azienda è enorme. Intanto la fossa che contiene le pattumiere si sta riempiendo e nelle prossime ore sarà operativamente attivata la rete del mutuo soccorso, con il trasferimento dei rifiuti fra Desio, Como e Milano.
Nel frattempo Accam proseguirà nella sua rincorsa per sistemare la situazione, bersagliata dalle voci che invocano la chiusura definitiva dell’inceneritore e presto costretta a fare i conti con un’assemblea dei soci storicamente divisa e ora ancor più “infiammata” dal fatto che la ripartenza avverrà (o avverrebbe) con questo rosso al bilancio.
Tanto è vero che qualcuno già ipotizza o forse spera - ma conferme ovviamente non ce ne sono - che il rogo notturno possa aver scritto la parola fine alla ultra cinquantennale storia dell’impianto bustocco.
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