IL CASO
Azzate, Do.Ra al 25 Aprile: «Noi provocati»
Alessandro Limido fornisce la sua versione della vicenda

Le celebrazioni del 25 Aprile ad Azzate si sono trasformate in un caso che, anche a distanza di giorni, continua a tenere banco. Dopo l’interrogazione parlamentare di Nicola Fratoianni, la presa di posizione del candidato sindaco Raffaele Simone e la nota congiunta di Anpi e sindacati, ora è Alessandro Limido, presidente della Comunità militante dei Dodici Raggi, a fornire la sua versione dei fatti, affermando che tutto è partito da uno striscione affisso nella piazza del paese e rivolto proprio ai Do.Ra.
«"I bambini... ci sono i bambini!": è questo che si è detto in paese, fra le altre cose. Quindi è giusto fare chiarezza su questo punto "in primis" e, più in generale, sui fatti che ci vedono coinvolti il 25 aprile», la premessa di Limido.
«Ipocrisia è il termine corretto per definire tutta la questione: questo è l'appellativo che meritano le azioni di chi ha agito prima e di chi ha parlato dopo - scrive Limido in una nota -. Questo è il termine che definisce le coscienze di chi ha relegato alla stampa e ai commenti social i giudizi sul nostro operato».
Il presidente dei Do.Ra. ripercorre quindi tutta la vicenda: «Ogni 25 aprile la comunità di cui faccio parte e di cui ho l'onore di essere il primo servitore commemora i caduti dei massacri nei giorni dell'insurrezione - queste le sue parole - Lo fa pacificamente come è giusto che sia nel rispetto dei defunti, che nella fattispecie onoriamo come eroi e come martiri. Martedì però, rappresentanti dell'opposizione azzatese, ci avvertono che nelle loro celebrazioni congiunte al centrosinistra, in corso presso il monumento ai caduti di piazza della Pesa, "qualcuno" ha esposto uno striscione che rievoca piazzale Loreto, utilizzando il nostro nome, scritto con i caratteri che ci appartengono, raffigurato capovolto. Tipica, infatti, dell'antifascismo è questa pratica ridicola e oltraggiosa di mettere sottosopra fotografie, nomi e scritti».
Da qui, la decisione dei Do.Ra. di recarsi sul posto dove «si consuma una grave quanto inutile provocazione, in forma di attacco diretto al nostro gruppo. "Perché?" ci domandiamo noi. Perché lanciarci un guanto di sfida tanto mirato? Tutti sanno che le retoriche della politica più meschina come il "non fate il loro gioco" o il "non cadete in provocazioni" le lasciamo ai rappresentanti di palazzo. Ben consapevoli che tali atteggiamenti legittimino esclusivamente l'incedere di comportamenti moralmente sempre più bassi, li abbiamo sempre rifiutati».
«Decidiamo quindi di muovere verso il luogo del misfatto individuando in chi espone lo striscione - prosegue quindi la nota di Limido -, giovani in forze, non certo donne, anziani e bambini come scritto dai soliti giornaletti di sistema. Per altro anche i nostri bambini ci aspettavano per pranzare insieme. Ecco quindi che, alle nostre proteste, ci vediamo opporre la motivazione dei bimbi presenti. E allora è giusto che a questi bimbi presenti e a tutti i bimbi in generale sia insegnato il significato di esporre fotografie o frasi a "testa in giù". Sono la rievocazione di piazzale Loreto. Non il simbolo della vittoria sul Fascismo, che aveva già avuto luogo a Dongo... ma l'esposizione dei più bassi istinti umani, dove fu fatto scempio di cadaveri, appendendoli per i piedi, mutilando corpi, volti e violentando organi genitali».
«È giusto che la "sagra dell'appeso", come descrivono la macellazione umana di piazzale Loreto gli antifascisti, sia mostrata ai bimbi attraverso le foto che i partigiani scattarono e pubblicarono. Attraverso la realtà che gli antifascisti oggi rievocano ridacchiando divertiti. Ai bambini sia raccontato questo prima che vengano usati per farsene scudo - afferma Alessandro Limido - Un sindaco furbo che finge di non vedere tutto questo può starci antipatico e possiamo con tutti i mezzi ostacolarlo e combatterlo. Ha però il nostro rispetto quando decide di affrontarci. L'opposizione che ci ha lisciato il pelo per mesi invece, e ci ha voluto lì il 25 aprile per usare le nostre reazioni, conoscendole, ha stupidamente sbagliato animale col quale identificarci».
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