L’EMERGENZA
Gatti abbandonati ospiti dei... cani
Il fenomeno si aggrava nella struttura dell’Apar: i volontari provvedono e sfamano venti colonie di randagi

Dieci gatti sono stati accasati temporaneamente dal veterinario, perché - quando sono stati recuperati dai volontari amici degli animali - erano feriti, acciaccati o bisognosi di cure, oppure perché troppo piccoli e quindi ancora da svezzare. L’ultimo arrivato in questo contesto è un gattone che a Borsano, in un’abitazione privata, si è trovato muso a muso con due cani: è stato aggredito, è rimasto ferito, ma è riuscito comunque a scappare e a trovare una persona amorevole che se ne prendesse cura.
Al canile Apar non si occupano solo di Fido, ma anche di mici.
A dire il vero, un gattile vero e proprio gestito dall’associazione non esiste, ma l’affetto per i felini è talmente grande che tutti coloro che svolgono attività nella struttura, non disdegnano di avere un occhio di riguardo anche per loro. Non fosse altro perché tanti cittadini prendono comunque i volontari come punto di riferimento per aiutare qualsiasi essere vivente.
Così, quasi quotidianamente, arrivano chiamate in cui si segnala la necessità di un soccorso.
L’ultima, oltretutto, è stata un’estate drammatica soprattutto per i gatti. Perché se a livello di cani il numero di abbandoni (per meglio dire, di rinunce all’adozione) è stato in linea con il passato, quindi tutto sommato gestibile, sono stati i felini ad essere finiti al centro degli episodi di “scarico” più numerosi.
Anche esemplari grandi sono stati abbandonati in giro per la città, ma soprattutto le cucciolate hanno intasato il servizio e costretto ad allestire una squadra di “tate” che ogni giorno, ogni quattro ore, anche di notte, provvedano ad allattare i micetti con il biberon.
«Di gattini senza casa ne abbiamo avuti tantissimi quest’anno, secondo un trend che già l’anno passato aveva cominciato ad evidenziarsi», spiega Anna Gagliardi, una delle referenti del centro Apar di via Canale.
«Cerchiamo di nutrirli o farli adottare, nel caso anche di curarli. E poi, anche se qui il gattile non c’è, si è comunque creata autonomamente una colonia randagia che sta nei paraggi. Alcuni riusciamo a portarli in luoghi protetti e attrezzati del territorio, altri li andiamo a trovare in giro per Busto, per portare loro del cibo».
E in effetti sono circa una ventina le colonie libere sparpagliate per il territorio.
Un ultimo esemplare, resiste in un anfratto dell’ospedale.
Altri due mici, nonostante le polemiche del passato, proprio non se ne vogliono andare dal cimitero di via Lonate. E poi c’è tutta una serie di nuclei che si accasano in aree dismesse, in mezzo alla boscaglia, ormai padroni di spazi da cui non si vogliono spostare. E in cui i volontari li vanno a trovare.
© Riproduzione Riservata