TUTTO FINITO
Il festival latino non si farà
Zero speranze: gli organizzatori studiano un evento più piccolo a Gallarate
«A questo punto, ci vorrebbe un miracolo». Ma Felice Di Meo, patron di Caribe Eventi, mentre lo dice sa già che non avverrà: «Mi spiace tantissimo, ma per quest’anno il festival latino a MalpensaFiere non si farà. Non avrebbe nessun senso, né economico, né sociale». E l’ultima speranza che gli resta per non perdere del tutto l’estate è quella di ipotizzare, nelle prossime settimane, un piccolo appuntamento a Gallarate, nel parcheggio del locale Sueno di cui è proprietario, «perché almeno lì abbiamo già tutto, i costi sarebbero contenuti e le norme di sicurezza più facili da rispettare. Se vedrò che si apre uno spiraglio, ne parlerò con quel Comune, ma per Busto Arsizio quest’anno non se ne parla».
Insomma, l’evento centrale della stagione, con le sue migliaia di visitatori e anche con i problemi di convivenza con il rione di Sant’Anna che ha sempre comportato, finisce in naftalina. E dire che Di Meo aveva sperato davvero - fino a qualche settimana fa - che la sua potesse essere la manifestazione della ripresa, quella che sanciva il ritorno alla normalità e allo svago, lasciando alle spalle le restrizioni da coronavirus.
«Però purtroppo il mondo va così in questo periodo - aggiunge sconsolato il promotore di LatinFiExpo - e mi spiace dover lasciare a casa tanti dei ragazzi che in estate lavorano con noi. Avevamo già deciso di fare un festival su meno giorni, ma comunque ricco di proposte. Invece ci troviamo in una situazione che toglie ogni logica alla fatica di organizzare un’impresa del genere».
D’altronde la partenza era prevista poco prima della metà di giugno, data ormai troppo vicina per una macchina poderosa che ancora non si è messa in moto. «E dire - prosegue Di Meo - che avevamo già contatti con MalpensaFiere per venirci incontro. Ma poi questo maledetto virus ha reso tutto impossibile. Oggi, se anche ci fosse la possibilità di partire, potremmo arrivare al massimo a mille ingressi, non potremmo organizzare balli perché troppo ravvicinati, quindi resterebbero solo stand e spazi ristorante ampliati. Ma a quel punto che senso ha?».
I suoi ex soci di Milano, quelli con cui organizzava il leggendario festival di Assago, stanno cercando di allestire comunque un villaggio caraibico. «Ma a me la cosa non interessa, non credo che sia quello che la gente vuole. A questo punto stiamo fermi e, se si potrà, ripiegheremo sulla soluzione di Gallarate. È una scelta obbligata e ne sono molto dispiaciuto. Sono certo, nonostante tutte le polemiche di sempre, che sarà una città più triste senza di noi».
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