IL PENITENZIARIO
Busto, il riscatto del carcere
Emergenza, ora parlano gli educatori. Ripartono corsi e attività per i detenuti

«Noi non siamo qua a girarci i pollici»: dal caos penitenziario emerge la voce degli educatori dell’area trattamentale. Perché se è vero che sono sottodimensionati rispetto alle necessità di 388 detenuti - di fatto due operatori sui quattro previsti in organico - lo è altrettanto l’impegno che ci mettono nell’assicurare il percorso di reinserimento dei reclusi.
E lo hanno fatto anche durante i mesi più bui della pandemia: «Senza togliere nulla a nessuno, bisogna ricordare che tutto ciò che viene fatto all’interno del carcere passa attraverso la nostra progettazione, il nostro studio, le nostre valutazioni. Per esempio: il corso di fotografia? Fantastico, ma è stato frutto di un lavoro concertato e pensato con noi», assicurano Valentina Settineri, capo area trattamentale da settembre del 2019, il collega Domenico Gargano, distaccato da Santa Maria Capua Vetere in via per Cassano da fine marzo e la contabile dell’istituto Elena Acquarelli.
Normalità
Ottobre sarà il mese della ripresa: dietro le sbarre ripartiranno i corsi di falegnameria e di teatro, verranno riaperte le porte per i detenuti in articolo 21 - quelli che beneficiano del lavoro esterno - nel frattempo è iniziata la scuola con gli insegnanti in carne e ossa. Il peggio - assicurano il direttore del carcere Orazio Sorrentini e il comandante della polizia penitenziaria Rossella Panaro - è alle spalle. «Non dimentichiamo però che nel nostro istituto, durante la pandemia, il direttore ha voluto comunque tenere aperta la palestra e non ha soppresso la messa. Certo, con regole di sicurezza ben chiare, ma abbiamo avuto tutti il coraggio di non congelare completamente la vita dei detenuti. I quali, oltretutto, sono stati informati dell’evoluzione sanitaria e supportati in tutta la fase pre lockdown», tengono a sottolineare.
E ancora: «L’area trattamentale si è dovuta occupare delle misure alternative che prevedono un iter lungo e il coinvolgimento di più soggetti, quindi gli psicologi, le cooperative, il personale deputato. Dovevamo dare risposte ai detenuti che chiedevano informazioni e delucidazioni su tutto, avevamo calendari di colloqui fittissimi», ricordano Settineri e Gargano.
In programma c’è il ripristino dello sportello di assistenza legale, delle consulenze Caaf, è già pronta la richiesta di nuovi mediatori culturali, tra cui uno di lingua araba che entrerà una volta alla settimana e poi altri a chiamata.
La piaga
Non si può parlare di area trattamentale prescindendo dall’ex assistente capo Dino Lo Presti, a processo per ipotesi corruttive di cui si sarebbe macchiato operando proprio in quel settore. Certo la vicenda non è di quelle che infondono entusiasmo e fiducia nel sistema- «Non ha fatto piacere a nessuno questa storia», replicano educatori e vertici della casa circondariale.
«L’entusiasmo però non è stato intaccato, abbiamo provato rabbia, l’ha provata soprattutto chi lavora qua da dieci anni. Ma sono state scritte molte notizie del tutto sbagliate», commenta Settineri. Fatta ovviamente salva la presunzione di innocenza. Il processo all’ex poliziotto - che è difeso dall’avvocato Francesca Cramis - è ancora in corso (prossima udienza a fine ottobre), sia il direttore che il comandante della polpen hanno già testimoniato. E un dato non è smontabile: «All’epoca dei fatti contestati non c’era stata continuità di servizio tra gli educatori perché l’ufficio era in grave carenza e non si poteva rinforzare l’organico. C’è stata una vacatio». Ma è acqua passata.
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