SERIE C
«Javorcic? Proviamo a tenerlo»
Patrizia Testa a tutto tondo, dal Covid-19 al futuro della Pro Patria. «La conferma del tecnico? Lo stimiamo ma è primario capire se le nostre esigenze collimino con le sue sul piano economico e sportivo»
Se fosse dipeso da lei, il calcio italiano - dalla Serie A in giù - si sarebbe dovuto fermare. Stop. Niente playoff, playout, algoritmi. Patrizia Testa, numero uno della Pro Patria, avrebbe «chiuso tutto. Non lo dico tanto da presidente, quanto da persona che vive in Lombardia. Abbiamo visto tutti cos’è successo, e in parte ancora succede, nel nostro Paese. Non credo sia qualcosa di diverso da una guerra. Per rispetto ai sacrifici che hanno fatto tante persone, sarebbe stato giusto fermare definitivamente i campionati, come hanno fatto altri sport».
E come avrebbe voluto fare la Lega Pro...
«Nella prima assemblea, 53 società su 59 (la Juve U23 non ha diritto di voto, ndr) hanno votato per la sospensione. Poi è successo quello che è successo. In questo calcio c’è ancora troppa politica».
Grazie all’algoritmo, la Pro Patria ha “rischiato” di partecipare ai playoff. Le è venuta la tentazione di partecipare?
«Abbiamo valutato attentamente tutti i pro e i contro. Ma non avendo la certezza di qualificarci (legata all’eventuale vittoria della Juve nella finale di Coppa Italia con la Ternana, ndr), riprendere l’attività agonistica sarebbe stato un azzardo. Come buttarsi nel fuoco per cercare un ago. Alla fine abbiamo preso la decisione più logica.
Come valuta la stagione della Pro Patria, fermo restando che c’erano ancora dodici partite da giocare?
«Anche quest’anno tutti stavano facendo bene la propria parte: ragazzi, staff tecnico, collaboratori, si sono confermati ottimi professionisti. Vista la posizione in classifica, e le tante gare ancora da disputare, avremmo potuto centrare la qualificazione ai playoff per la seconda stagione consecutiva. Anche se, onestamente, non mi piace molto la formula che decreta una sola promossa su 27 partecipanti».
Si parla tanto di riforma della Lega Pro. Lei come rivedrebbe il format?
«Per ora preferisco non addentrarmi in questo tipo di valutazioni. Mi limito a constatare che non si sa praticamente nulla sulla prossima stagione. L’unico punto fermo riguarda le date del mercato, che si svolgerà dall’1 settembre al 5 ottobre. Ma questo mi fa venire in mente altri interrogativi».
Quali?
«Mi chiedo ad esempio se si potrà organizzare un normale ritiro (la società ha opzionato il campo di Sondalo, ndr) o se la squadra dovrà svolgere la preparazione precampionato a Busto Arsizio. In ritiro si portano giocatori tesserati, ma questo diventa complicato se il mercato inizia l’1 settembre».
Che effetti lascerà il Covid sulla Serie C? Si teme che possano scomparire parecchie società.
«Credo che un ridimensionamento generale dei budget sia inevitabile. Compresi quelli di chi può contare su risorse nettamente superiori rispetto alle nostre. Si parla continuamente di riforme, di sgravi fiscali, ma sono ancora troppi i “se”. Come presidente devo prendere decisioni basandomi sulle certezze, non sulle ipotesi. Indubbiamente, con le regole attuali, una Serie C a 60 squadre è difficilmente sostenibile a livello economico».
Ivan Javorcic guiderà la Pro Patria anche nella prossima stagione?
«Lo stimiamo. Ha sempre lavorato bene ed è una persona seria e intelligente. Ora bisogna verificare se le sue ambizioni collimano con le nostre possibilità, a livello economico e di obiettivi. Noi partiremo ancora per mantenere la categoria».
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