IL DIBATTITO SUL CENTRO
«Non facciamo i provincialotti»
Bruno Ceccuzzi chiede buon senso sugli eventi e più pulizia
È uomo educato e di stile Bruno Ceccuzzi, storico gioielliere del centro e attuale presidente del Distretto del Commercio.
Si può definire anche un maestro dei modi e della moderazione. Ma l’andazzo che sta prendendo il “suo” salotto buono, sul quale s’affacciano non solo le vetrine di proprietà ma anche le finestre della camera da letto, gli fa scappare la frase: «Ma cavolo, cerchiamo di usare la testa, di valorizzare le cose belle che abbiamo e di non fare i provincialotti».
Si scusa, «ma sapete, sono trent’anni che mi batto per avere un centro migliore, più vivo ed attrattivo. E a volte questo farsi male da soli mi indispettisce e mi delude. Però non mi ferma».
Ceccuzzi parla partendo dall’ultimo dibattito che si è acceso nella piazzetta di via Roma, per un braccio di ferro fra i titolari del bar Amemi che lo animano con la musica e qualche vicino di casa che si è trovato sommerso dai decibel serali ed ha protocollato esposti. «Io non prendo posizione per nessuno - dice il presidente distrettuale - ma sono certo che il buon senso sia la soluzione. È capitato anche a me, anni fa, di non dormire la notte perché in piazza San Giovanni c’era il ballo liscio. Ci siamo parlati e si è risolto».
Così, per lui, il braccio di ferro potrebbe evaporare facilmente: «Fino a mezzanotte la musica ci può stare, la vitalità del centro è un piacere, basta non esagerare con il rumore e rispettare le regole. Davvero: si parlino e tutta questa tensione svanirà, senza finire per forza a carte bollate».
Ma non è solo sulla convivenza degli eventi con i residenti che si gioca una partita che sta a cuore ai commercianti più che ad altri: «Io dico che il centro di Busto è bellissimo, ma ho gli occhi e vedo quello che non va. Sapete come se ne esce? Con uno sforzo collettivo». E allora due mosse le vuol suggerire caldamente. La prima riguarda l’attrattività: «Vanno bene gli esercizi e gli appuntamenti, ma ci sia uno sforzo comune nel fare qualcosa, come tenere la vetrina accesa la sera, abbellire le proprie attività, sfruttare ogni angolo per metterci un po’ di bellezza, tenendo le mura in stato decoroso. Lo faccia chi ci lavora, chi ci abita, anche chi ha una banca. Vedrete che pian piano i frutti arriveranno». Laddove il discorso non risultasse convincente, allora tocca al Comune: «In questo caso - chiosa Ceccuzzi - mi sento di suggerire di adottare lo stesso regolamento che c’è a Varese e che viene applicato, multando chi non tiene le proprietà in uno stato almeno dignitoso. Sarebbe un modo convincente per portare a una veloce pulizia generale. E, ne sono certo, terrebbe lontani anche i graffitari». L’importante è «non fare i provincialotti, perché Busto è una città e non un paesone. Può dare molto di più se l’aiutiamo ad esprimersi».
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