LETTERA A DRAGHI
Appello dei dirigenti scolastici: «Servono 15 giorni di Dad»
Tra i primi firmatari, Amanda Ferrario alla guida dell’Ite Tosi di Busto Arsizio

Lezioni a distanza, almeno per due settimane. A chiederlo con particolare apprensione, , dopo il nuovo provvedimento del Governo per frenare i contagi, sono circa 1.400 dei 7000 dirigenti scolastici italiani. L’appello rivolto al presidente del Consiglio Mario Draghi, al ministro all’Istruzione Patrizio Bianchi, ai presidenti delle Regioni e delle Province Autonome vede tra i primi firmatari anche Amanda Ferrario, preside dell’Ite Tosi di Busto Arsizio, affiancata da colleghi attivi in tutto il Paese, da Bassano del Grappa a Catania, da Parma ad Ancona . Per restare in zona anche Emanuele Contu, dirigente scolastico dell’IS Puecher – Olivetti di Rho.
L’APPELLO
«Da due anni – scrivono i presidi - lavoriamo incessantemente per garantire un servizio scolastico gravemente provato dalla pandemia. A pochi giorni dall’inizio delle lezioni dopo la pausa natalizia, durante la quale non ci siamo mai fermati, stiamo assistendo con preoccupazione crescente all’escalation di assenze. Abbiamo personale sospeso perché non in regola con la vaccinazione obbligatoria e, ogni giorno di più, personale positivo al Covid, che non potrà prestare servizio e nemmeno potrà avere, nell’immediato, un sostituto. Si parla di numeri altissimi, mai visti prima. Ci rendiamo conto che sottovalutare la prevedibile ed enorme mancanza di personale determinerà insolubili problemi. In un momento nel quale è necessaria almeno la minima sorveglianza delle classi (per non parlare della didattica, che risulterà in molti casi interrotta), non sapremo, privi di personale, come accogliere e vigilare su bambini e ragazzi. Altrettanta preoccupazione grava sulle probabili assenze del personale ATA. Ci troveremo nell’impossibilità di aprire i piccoli plessi e garantire la sicurezza e la vigilanza».
OMICRON
La preoccupazione è anche legata al fatto che la variante Omicron «colpisce come mai prima le fasce più giovani della popolazione, anche con conseguenze gravi, e che il distanziamento è una misura sulla carta, stanti le reali condizioni delle aule e la concentrazione degli studenti nelle sedi».
«Una programmata e provvisoria sospensione delle lezioni in presenza (con l’attivazione di lezioni a distanza) per due settimane è preferibile a una situazione ingestibile che provocherà con certezza frammentazione, interruzione delle lezioni e scarsa efficacia formativa», è la conclusione.
SITUAZIONE CRITICA
«Dobbiamo fare qualcosa – spiega Amanda Ferrario – la situazione è davvero critica. Tra noi dirigenti ormai ci conosciamo, dal Friuli alla Sicilia, ci siamo sentiti e abbiamo deciso di agire. In un paio d’ore sono arrivate 1400 adesioni. Abbiamo personale Ata e docenti sospesi perché non vaccinati, abbiamo altri positivi, che non potranno riprendere il servizio lunedì. Inoltre, dal primo gennaio la quarantena è considerata “malattia”, mentre prima chi era asintomatico teneva lezioni da casa. Adesso non possiamo contare su nessuno, anche se le persone stanno relativamente bene. A scuola, inoltre, non possiamo smembrare le classi, manca la sorveglianza e la parte didattica è compromessa. Di supplenti pronti a venire al Nord non se ne trovano, manca una prospettiva a lungo termine e mancano i presìdi di protezione: niente Ffp2, che sono necessarie per salire sugli autobus ma non sono state rese obbligatorie in una classe».
PROBLEMA ESTESO
Il problema riguarda ogni ordine e grado: anche al primo ciclo, alle primarie, mancano le maestre. «Come facciamo ad aprire in sicurezza? – si chiede Ferrario – Sono sempre stata critica sulla Dad, la scuola in presenza è un valore da preservare, ma occorre attenzione. I contagi si moltiplicano in modo esponenziale, noi no sappiamo bene: stiamo monitorando studenti e docenti, mentre Ats annaspa. Dal 30 dicembre a oggi il numero di positivi si è drammaticamente alzato, noi facciamo il tracciamento. Per i ragazzi le vaccinazioni sono appena iniziate, Omicron si diffonde tra chi non è protetto. Bisogna avere il coraggio di compiere delle scelte importanti. Poi, certo, non si deve fare di tutta l’erba un fascio: siano Regioni e Asl a pronunciarsi. Comunque, riaprire in queste condizioni è molto pericoloso: non abbiamo dispositivi adeguati, né impianti di areazione, né Ffp2. Per garantire la scuola in presenza servono le giuste condizioni di sicurezza. E adesso non ci sono».
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