IL DELITTO
Caccia all’assassino di Maurizio
Carabinieri a casa della vittima, che abitava a Legnano con la moglie
Non solo un proiettile calibro 22, ma anche un livido sulla testa.
Dubbi sul fatto che Maurizio Capizzi, libero professionista di 48 anni, sia stato ucciso sembrano non essercene più, in ogni caso il pubblico ministero di Milano Roberta Colangelo ha disposto una seconda autopsia sul corpo del quarantottenne legnanese, che verrà eseguita da un medico legale diverso da quello che giovedì 5 gennaio ha trovato la pallottola nel torace dell’uomo, riaprendo il caso come in un copione di telefilm in stile Csi. Il suo intervento è stato tanto minuzioso, quanto decisivo.
Il caso stava infatti per essere archiviato come un suicidio: il pm Ilaria Perinu di turno il 31 dicembre - giorno in cui Capizzi era stato trovato senza vita davanti al cimitero -, sulla base dell’informativa dei carabinieri di Legnano, già intervenuti nel recente passato per salvare l’uomo da gesti autolesionisti, aveva dato il nullaosta al dissequestro della salma, disponendone la restituzione ai famigliari.
La moglie di Capizzi, Elena Re, che la mattina di venerdì 6 gennaio ha ricevuto la visita degli inquirenti nella casa di via XX Settembre, a Legnano - stando a quanto si apprende - aveva addirittura già acconsentito alla cremazione. Insomma, l’assassino stava per cavarsela col più classico dei delitti perfetti.
Articolo sulla Prealpina di sabato 7 gennaio.
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