L’OMICIDIO
Cairate, l’assassino era dietro la porta
Una vicina ha bussato. Ma Andrea Bossi era già morto. Oggi l’autopsia

Se il pitbull di Andrea Bossi potesse parlare, l’omicidio di via Mascheroni sarebbe già chiuso da giorni. E se qualcuno avesse dato retta ai suoi guaiti strazianti che provenivano dal balcone forse gli inquirenti avrebbero avuto un vantaggio di una decina di ore sull’assassino del ventiseienne.
LE VOCI E IL TONFO
Andrea, in sei mesi dal trasloco nell’appartamento, non aveva mai lasciato il cane fuori casa. Forse chi gli ha fatto visita venerdì notte aveva paura dell’animale o forse è stato proprio lui a relegarlo all’esterno dopo il delitto. Anche questo è un dettaglio che gli investigatori - coordinati dal procuratore capo Carlo Nocerino e dal pubblico ministero Francesca Parola - stanno vagliando perché tutto può concorrere a chiarire il giallo.
Pochissimi dubbi sulla matrice maschile dell’aggressione: innanzitutto perché una vicina, in un orario imprecisato comunque successivo a mezzanotte, aveva sentito due uomini parlare ad alta voce. Non era però una litigata, era una conversazione a toni sostenuti. Più tardi la donna aveva avvertito un tonfo sordo, «come se qualcuno fosse caduto per terra». Preoccupata era salita a bussare alla porta del ragazzo ma non sentendo né rumori né movimenti era tornata a dormire. Probabilmente l’assassino era ancora dietro la porta, con la lama in pugno e l’adrenalina a picco.
GLI ULTIMI MESSAGGI
I carabinieri stanno riascoltando tutte le testimonianze del vicinato e degli amici per compararle con altri elementi investigativi raccolti nell’analisi dei due telefonini di Andrea. È difficile infatti che non ci sia traccia di contatti con l’uomo che l’ha ucciso, ci vorrà forse pazienza per scandagliare nei social, nelle chat, nei siti, ma qualcosa sulla sua identità prima o poi uscirà. E il movente, che non è escluso sia passionale, a quel punto verrà a galla.
LA RICERCA DELL’ORO
Nel frattempo gli investigatori monitorano i compro oro del territorio non potendo escludere che il soggetto abbia cercato o cercherà di vendere gli anelli, le catene, l’orologio, i bracciali e gli orecchini predati dal cadavere del ventiseienne (che tra l’altro aveva un diploma di orafo conseguito a Valenza).
Poi ci sono le telecamere di videosorveglianza: finora non hanno prodotto risultati, ma c’è il varco all’ingresso di Cairate sotto cui potrebbe essere transitato l’uomo.
Oggi, martedì 30 gennaio, il medico legale eseguirà l’autopsia e così si potrà stabilire con maggiore precisione l’ora della morte (deducibile anche dal contenuto gastrico) e le modalità del delitto. Al momento è certa una coltellata alla giugulare, ma l’anatomopatologo, sabato pomeriggio, non ha voluto sbilanciarsi prima di aver ripulito il corpo dal sangue. La conta dei fendenti non è un esercizio di morbosità: è il termometro del coinvolgimento emotivo nell’omicidio.
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