AGRATI
Oggi l’interrogatorio di Giuseppe
L’uomo deve rispondere della morte delle sorelle uccise dall’esplosione della casa di famiglia nell’aprile 2015
Giuseppe Agrati ha avuto due giorni pieni per riflettere e decidere se alleggerire la propria coscienza con il giudice: il sessantottenne sarà interrogato oggi, in carcere, dal gip Piera Bossi e non è da escludere che decida di raccontare la propria verità. Quella che emerge dalle carte e dunque dagli esiti delle nuove indagini svolte dalla procura generale della corte d’appello è molto chiaro: l’anziano, nella notte tra il 13 e il 14 aprile 2015, ammazzò le sue sorelle Carla e Maria per questioni economiche.
Come svelato dalla Prealpina sul giornale di domenica, si trattò di un duplice omicidio premeditato con le aggravanti di aver agito in danno di persona stabilmente convivente, con mezzo insidioso, con abuso di relazioni di coabitazione e di ospitalità, di notte e approfittando della minorata difesa delle anziane, sorprese nel sonno dall’incendio appiccato da Giuseppe.
Stando al sostituto pg Vittoria Mazza e all’avvocato dello Stato, Nunzia Gatto, Agrati agì perché temeva di perdere l’eredità a favore dei nipoti di un quarto fratello morto pochi giorni prima. «Con il testamento di Carla e con la paventata sua intenzione di lasciare il proprio cospicuo patrimonio ai nipoti, nulla sarebbe spettato a Giuseppe che, non essendo legittimario in quanto fratello, non avrebbe potuto rivendicare alcunché», si legge nell’ordinanza emessa dal gip Bossi. Il patrimonio familiare, tra immobili, conti correnti e titoli si aggira sui 500mila euro. Così Giuseppe - un tipo strano, che nella vita ha lavorato solo un paio di mesi come correttore di bozze, che racconta di aver fatto gli studi di medicina e di avere due figlie dalla sorella di Jodie Foster - maturò il piano bruciare l’abitazione di via Roma per eliminare le sorelle. Tre i punti di innesco individuati dai vigili del fuoco durante il sopralluogo: il primo proprio all’uscita delle camere delle sorelle, il secondo vicino al portone principale di via Roma e il terzo non lontano dall’ingresso secondario, nel cortile interno. Agrati, prima di appiccare l’incendio, avrebbe «aspettato che le sorelle fossero all’interno dell’appartamento, che si fossero ritirate in camera e che si fossero addormentate». Maria, quando le fiamme iniziarono a divampare, cercò di ventilare la stanza aprendo la finestra e alzando la tapparella, ma per l'improvvisa e violenta accensione dei gas incombusti presenti nei fumi - il cosiddetto fenomeno del backdraught - venne travolta dal rogo e morì carbonizzata, Carla invece rimase asfissiata in bagno. Proprio nei confronti di Carla, il fratello aveva «l’ossessione che la donna le avesse sottratto fondi milionari derivanti da brevetti da lui depositati e venduti agli americani, dei quali però non si è trovata traccia».
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