CORONAVIRUS
«Ecco perché il contagio non è sotto controllo»
L’allarme lanciato dalla Fondazione Gimbe: «I risultati del contenimento non sono affatto rassicuranti»

«Il contagio non è sotto controllo»: il monito arriva dalla Fondazione Gimbe di Bologna, un’organizzazione senza fini di lucro che si propone di diffondere le conoscenze scientifiche per migliorare la salute della popolazione.
«Nell’ultima settimana c’è stato un balzo di 25.733 casi di cui 3.976 morti, le misure di distanziamento sociale imposte dai decreti hanno ridotto il sovraccarico degli ospedali e soprattutto delle terapie intensive, ma sul contenimento del contagio i risultati non sono affatto rassicuranti e invitano alla massima cautela».
Dalla Fondazione Gimbe un’analisi delle possibili cause per informare le istituzioni sui parametri per avviare la Fase 2 e per sensibilizzare i decisori, i datori di lavoro e la popolazione su inefficienze e responsabilità
«L’efficacia delle misure di distanziamento sociale sul contenimento dell’epidemia - afferma Gimbe - dipende da tre fattori: tempestività, intensità e aderenza della popolazione. Di conseguenza, per valutare gli effetti dei decreti, bisogna anzitutto essere consapevoli che siamo partiti in ritardo, che il lockdown non è stato affatto totale e che l’aderenza della popolazione è stata buona, ma non eccellente, a giudicare dal numero delle sanzioni elevate nel corso dei controlli».
Secondo la roadmap lanciata ieri, mercoledì 15 aprile, dalla Commissione Europea, per la ripartenza è fondamentale ridurre e stabilizzare il numero di ricoveri e/o dei nuovi casi per un periodo di tempo prolungato. «Di conseguenza - rileva Gimbe - una programmazione scientifica della Fase 2 non può inseguire i numeri del giorno, ma deve osservare almeno le variazioni settimanali».
E in tal senso i dati degli ultimi 7 giorni sui contagi non sono affatto incoraggianti: se, infatti, si è ridotto il numero dei pazienti ricoverati con sintomi (-3,0%) e soprattutto di quelli in terapia intensiva (-16,6%), si rileva un aumento dei casi totali del 18,0% (+25.733), di cui 3.976 decessi (+22,5%).
«Considerato che la riduzione dei nuovi casi sembra inferiore a quanto atteso - continua il Presidente - la Fondazione Gimbe ha effettuato una revisione di evidenze scientifiche e narrative per identificare le possibili motivazioni. La prima riguarda l’identificazione di casi in sottogruppi di popolazione non adeguatamente esplorati. È funzione diretta del maggior numero numero di tamponi eseguiti tra gli operatori sanitari, gli ospiti di residenze per anziani e case di riposo, i detenuti negli istituti penitenziari, oltre che di una tracciatura dei contatti più efficace e del crescente numero di casi oligo/asintomatici identificati sul territorio.
La seconda macro-categoria si concentra sulla ridotta efficacia delle misure di distanziamento sociale: consegue a differenti motivazioni in parte non prevenibili (ruolo dei soggetti asintomatici), in parte a carenze sanitarie (insufficiente tracciatura dei contatti, isolamento domiciliare inadeguato), oltre che a misure inadeguate sui luoghi di lavoro e negli spazi chiusi, inclusi mezzi di trasporto, e a comportamenti individuali impropri.
Contagi da soggetti asintomatici non noti, casi non identificati per insufficiente tracciatura dei contatti, persone conviventi in isolamento domiciliare, isolamento inadeguato o troppo breve.
E ancora: contagi sui luoghi di lavoro che non hanno implementato adeguatamente i protocolli di sicurezza, contagi sui mezzi di trasporto, contagi da operatori sanitari, soprattutto in contesti non ospedalieri (residenze per anziani, case famiglia, assistenza domiciliare), contagi da persone infette che hanno violato la quarantena».
In tutti i contesti regionali e locali dove il controllo dei nuovi casi risulta inadeguato tutte queste casistiche dovrebbero essere attentamente monitorate al fine di mettere in atto le opportune contromisure.
«Nonostante il contagioso entusiasmo per l’avvio della “fase 2” - conclude Gimbe - serve la massima prudenza: se oggi, infatti, ospedali e terapie intensive iniziano a respirare, i numeri confermano che la curva dei contagi non è affatto sotto controllo ed il rischio di una nuova impennata dei casi è sempre in agguato».
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