UCCISA A 26 ANNI
Delitto Carol: «Fontana merita l’ergastolo»
Premeditazione e crudeltà: ecco il ricorso della procura dopo la condanna in primo grado a 30 anni
Davide Fontana maturò il proposito di uccidere Carol Maltesi ben prima dell’11 gennaio: ne è convinto il pubblico ministero Carlo Alberto Lafiandra che nel ricorso contro la condanna a trent’anni ha ampiamente argomentato l’aggravante. Così come ha ribadito la sussistenza dei motivi abietti e della crudeltà nel delitto. Alla corte d’assise d’appello di Milano il pm chiede l’ergastolo, «ponendo in giudizio di prevalenza le aggravanti sulle attenuanti» e sollecita l’isolamento diurno nella misura che riterrà congrua.
GELOSIA
A parere della procura di Busto Arsizio - diretta da Carlo Nocerino - la corte d’assise, escludendo la preordinazione del delitto, avrebbe confuso la presunta assenza di gelosia dell’imputato - che tollerava le relazioni dell’attrice di porno amatoriali con altri uomini - con la ponderazione e la pianificazione dell’omicidio. «C’è un equivoco», si legge nel ricorso. L’idea di ammazzare la ventiseienne di Sesto Calende non maturò tanto e solo per gelosia nei confronti del nuovo fidanzato, Salvatore Galdo, quanto per «la decisione di Carol di trasferirsi in una diversa provincia e cambiare le abitudini di vita in modo incompatibile con la loro frequentazione quotidiana». Era da novembre che il bancario quarantaquattrenne sapeva dell’intenzione della ventiseienne di vivere a Verona e di lavorare a Praga. Prima conseguenza di quella decisione sarebbe stato il litigio natalizio, durante il quale Fontana mostrò una rabbia mai espressa da quando si erano conosciuti. «E anche se il proposito fosse sorto il giorno di Natale, siamo in presenza di un lasso temporale sufficiente». E la creazione del falso profilo Tombeur des Femmes cosa sarebbe stata se non la rete in cui intrappolare la starlet del porno casalingo, conosciuta come Charlotte Angie? La trama del video custom (ossia personalizzato su richiesta dell’utente di Onlyfans) «era elemento essenziale del piano di Fontana».
CRUDELTA’
«L’imputato ha ammesso di aver tagliato la gola a Carol per evitarle ulteriori sofferenze, avendo visto il movimento involontario della gamba dopo la sequela dei colpi di martello inferti», riepiloga il pubblico ministero. «Tale affermazione già di per sé è altamente indicativa del fatto che l’azione omicidiaria abbia inferto alla vittima patimenti ulteriori e non necessari rispetto alla causazione dell’evento mortale». A parere del medico legale, Carol perse progressivamente coscienza con l’incedere delle martellate, «se Fontana si fosse limitato a colpirla con il martello la morte sarebbe giunta solamente dopo molte ore», riporta il pm nel ricorso. Anche su questo aspetto «la valutazione della corte» mostra «uno spunto contraddittorio. Se la violenza dei colpi è stata tale da rendere immediatamente priva di coscienza la vittima, bisogna necessariamente concludere che già solo la reiterazione dei colpi basterebbe a farli ritenere ultronei rispetto all’evento morte e quindi espressivi di una maggiore crudeltà». A giorni anche gli avvocati Stefano Paloschi e Giulia Ruggeri depositeranno il loro ricorso: l’intenzione è ridurre i trent’anni incassati il 12 giugno.
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