LA SENTENZA
Insulti e minacce alle nozze: sposo condannato
Ubriaco durante il banchetto si scagliò con la responsabile della villa sul lago di Varese che ospitava il ricevimento

Insulti e minacce durante il banchetto di nozze in villa: sposo condannato. "Ti ammazzo, ti taglio la testa": sono alcune delle frasi che sono costate a un giovane della Valcuvia la denuncia e poi il processo, conclusosi con la sentenza letta oggi, lunedì 22 settembre, dal giudice Davide Alvigini: quattro mesi di reclusione (pena sospesa) e risarcimento alla parte offesa (da quantificare con successiva causa civile).
L'uomo, ubriaco, offese e minacciò la responsabile della villa in cui si svolgeva il ricevimento, poi cerò di entrare nell’appartamento privato della donna e infine distrusse mobili e piante: da qui le accuse di minaccia, tentata violazione di domicilio e danneggiamento (imputazione, quest’ultima, alla fine caduta perché la persona offesa non avrebbe potuto presentare la querela non essendo la legale rappresentante della società).
Per cerimonia e rinfresco, nel settembre 2021, gli sposi scelsero un’elegante dimora in un Comune sul lago di Varese. Tutto filò liscio fino a quando i numerosi brindisi cominciarono a fare effetto sul festeggiato (oggi 35enne) e altri ospiti che, in evidente stato di ubriachezza, si lasciarono andare a comportamenti non graditi da chi aveva concesso la villa per l’evento.
Secondo l’accusa, lo sposo e gli amici si lanciarono in urla, canti, cori da stadio, prendendo di mira anche i camerieri. Atteggiamenti che spinsero la direttrice della struttura a intervenire.
Per tutta risposta sarebbe stata sommersa da una raffica di parolacce e minacce. In preda all’alcol, il novello marito avrebbe cercato ripetutamente, nonostante l’espresso divieto, di accedere al piano superiore della villa, nelle stanze private della donna e della sua famiglia, scappata terrorizzata. Poi afferrò un arco in ferro battuto e lo scagliò contro un tavolo antico, distruggendolo. E fu distrutta anche una pianta di grande valore.
Da allora la villa non ospita più feste di matrimonio. Per la difesa, invece, fu la padrona di casa a provocare gli ospiti, accusandoli di essere degli "animali"; e molti dei fatti contestati erano da imputare agli invitati, non allo sposo.
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