LA CORSA A PALAZZO ESTENSE
Il dopo Galimberti si gioca al Fantacalcio
L’idea di Battarino, l’ipotesi Magrini a capo di un’alleanza rosso-azzurra: il futuro potrebbe riservare sorprese

Settembre è il mese del Fantacalcio. Si fa l’asta, quella vera, quella che dura fino alle 5 del mattino, non quelle che vengono organizzate online con le squadre in buona parte preconfezionate e le decisioni prese dall’algoritmo. Nel Fantacalcio vecchio stile ci si ritrova dai tempi della scuola superiore e si resta uniti anche grazie a questo gioco che fa diventare interista il milanista che vuole comprare Lautaro o il napoletano uno juventino (non sia mai) se ha una sfacciata preferenza per Vlahovic. Si beve, si fuma e si grida finché non cade il martello e il giocatore viene assegnato al miglior offerente. Così, più o meno, per una rosa composta da 25 calciatori che bisogna moltiplicare per 8-10 partecipanti. Per quello poi le mogli si cercano un amante (ammesso che non faccia pure lui il Fantacalcio): non si spiegano come possano aver sposato quel troglodita di marito che si eccita con i suoi amici se riesce ad allestire una squadra che possa puntare allo scudetto di cartone nella sfida contro i suoi amici. Rutto libero, naturalmente. Siamo partiti dal Fantacalcio e dal mese di settembre (manca più o meno una settimana al suo inizio) perché, fatti i dovuti distinguo, il mercato del gioco fantasy è simile a quello della politica. Si dirà che la buttiamo in caciara, che siamo inguaribili disfattisti, o peggio qualunquisti. Ma è normale che, alla ripresa dopo le vacanze, si provi a ragionare sul futuro politico del nostro territorio partendo dal capoluogo Varese che assume un ruolo simbolo. Qui il centrosinistra non può sbagliare le sue mosse. Dopo due mandati saldamente in mano (per ora) a Davide Galimberti non può permettersi di perdere le redini. Ma ci sono alcune incognite sul terreno e una scelta difficile da fare.
GRADO DI SODDISFAZIONE
Nel primo caso si percepisce un grado di soddisfazione del cittadino-elettore sull’operato del Galimba Team che non è al top. Probabile che ci saranno i fuochi d’artificio da qui al 2027 quando si dovrà andare alle urne. I botti si manifesteranno con qualche grande-piccola opera in extremis e con finanziamenti più o meno a pioggia a chi promette fedeltà in cabina elettorale. Non mi fraintendete, è tutto regolare, non è voto di scambio ma semplice promozione di idee e progetti che vale la pena sostenere (ce la raccontano tutti così, sia a sinistra che a destra). Tolti questi valori aggiunti, il varesino peserà gli oltre dieci anni di amministrazione di centrosinistra.
QUEL TRISTE SEMAFORO
Promozione totale, checché ne dica La Prealpina che (sostengono a Palazzo Estense) dà sempre la sponda a chi critica e mai a chi parla bene del Comune, per la rivoluzione in largo Flaiano. La giunta di centrosinistra è riuscita dove il centrodestra non ha mai toccato palla, cioè nell’eliminazione di quel triste semaforo in fondo alla bretella, porta d’accesso sin troppo scadente alla città, e ha realizzato un faraonico rondò. Peccato che non sia ancora finito, ma lasciamo stare i dettagli. Pensiamo, invece, al piano stazioni che si è realizzato come buona parte dei varesini non voleva, mentre ancora attendiamo la rinascita della caserma. Per ora, solo, uno scrostato punto di domanda. Gli altri nodi li conoscono tutti: il Politeama e la sua capienza limitata, il centro storico che è uno sbiadito ricordo di quello che era tra negozi che chiudono e movida poco chic e molto molesta, il Sacro Monte che grida aiuto, la sicurezza che non c’è e i quartieri che, nonostante gli sforzi di chi si impegna per rilanciarli, non ne hanno mai abbastanza.
LA SFERA PSICOLOGICA
Serve una sterzata a questo centrosinistra per far sì che la narrazione cambi (si dice così?) ma da Palazzo Estense non si percepiscono segnali, se non la solita comunicazione in stile Politburo che ormai è passata di moda. Ma c’è tempo per cambiare. Da qui a due anni si può fare tutto, basta volerlo. A volte l’umiltà è quella dote che non ti fa perdere l’orgoglio ma ti fa guadagnare in autostima e in consapevolezza di quello che sei e quello che vali. Ma qui entriamo dentro una sfera psicologica, da cui preferiamo stare alla larga perché, soprattutto su questi argomenti e dalle parti di quei sapientoni che di solito stanno a sinistra (la cultura – ci hanno raccontato a scuola – non è sempre lì?), sono tutti nati imparati.
NON E’ UN COVO DI SERPI
Oltre ai temi della città, però, bisogna passare ai nomi perché sarebbe auspicabile quello spirito di squadra evocato su queste colonne il giorno di Ferragosto ma non sempre moneta corrente dalle parti di Varese. Per trovare il candidato sindaco, visto che Davide Galimberti non potrà scendere in campo per la riconquista del Comune perché arrivato a scadenza di secondo mandato, bisognerà mettere da parte i personalismi e remare tutti nella stessa direzione. Cosa non facile non perché attorno all’attuale primo cittadino ci sia un covo di serpi (tutt’altro) ma perché, dopo oltre dieci anni gomito a gomito, è normale avere delle ambizioni e nutrire, oltre che stima e amicizia, anche qualche legittima aspettativa. Come fare? Se ne scegli uno dal mazzo, finisci per sbagliare. Quindi devi guardare oltre.
IL PENSIERO STUPENDO
Prima delle vacanze si è fatto il nome di Giuseppe Battarino, il giudice tanto stimato e apprezzato a Varese, quanto interprete di un mondo che piace alla gente che piace. Insomma ai vertici del Pd si sono accorti che questa potrebbe essere la persona giusta per evitare la guerra interna tra i vari pretendenti post-galimbertiani. Ma andrà tutto liscio sul suo nome? Probabilmente no, perché circola in questi giorni un’altra ipotesi che può spegnersi come il sole d’agosto alla ripresa dell’attività di settembre oppure trasformarsi da pensiero stupendo (di qualcuno) in realtà.
GIOIOSA MACCHINA DA GUERRA
Il nome giusto, insomma, sarebbe quello di Marco Magrini. Il presidente della Provincia è noto per le sue abilità trasversali: è riuscito a farsi eleggere al vertice di Villa Recalcati nonostante la “gioiosa macchina da guerra” (ahia) del centrodestra avesse schierato niente meno che l’uscente Emanuele Antonelli, sindaco della città più grande della provincia di Varese, cioè di Busto Arsizio. Ora il veterinario che curava le capre in Valcuvia è a capo di una giunta rosso-azzurra con il Pd e Forza Italia insieme. Con il centrosinistra che non eccita il suo elettorato come si diceva poco sopra, questa inedita alleanza potrebbe essere la carta giusta per rimanere in sella a Varese? Dal punto di vista numerico forse sì ma c’è un tema di coerenza che fatica a passare. Come fanno Pd e Forza Italia a presentarsi uniti a Varese dopo che se le sono date di santa ragione in questi ultimi anni?
OPERAZIONE SPERICOLATA
Questo matrimonio non s’ha da fare, direbbe don Rodrigo ma da queste parti non si vede un personaggio in grado di imporsi nel momento in cui l’alleanza venisse confezionata a livello regionale e si sa che queste operazioni un po’ spericolate piacciono tanto ad Alessandro Sorte, coordinatore regionale di Forza Italia in Lombardia. Sono l’architrave se non per costruire il terzo polo (velleitario in questo momento), almeno per dare qualche pensiero a un centrodestra troppo melonicentrico.
ABBIAMO UN PROBLEMA
«Houston, abbiamo un problema», dicevano però qualche anno fa nella missione Apollo 13. Più o meno lo stesso avvertimento arriverebbe dal centrodestra provinciale perché se a Varese si spacca l’alleanza, allora potrebbero esserci contraccolpi anche sugli altri due grandi Comuni al voto insieme al capoluogo, cioè Busto Arsizio e Gallarate. Nel primo caso potrebbe manifestarsi il pericolo di Marco Reguzzoni (candidato perdente di Forza Italia alle Europee) che però non sembra intenzionato a planare sulla sua città visto che è impegnato sul fronte milanese, vedi la recente nomina nel cda di quella che fu Arexpo che si occuperà delle aree degli ospedali di Busto e Gallarate quando aprirà il nosocomio nuovo a Beata Giuliana (il Grande Malpensa) ed è in odore (sarebbe meglio dire: gli piacerebbe) del board di Sea che, mai come in questo momento, avrebbe solo da guadagnarci nell’inserire un bustocco, cioè un rappresentante della città che ha voluto lo scalo della brughiera.
SINDACO PRONTO ALL’USO
Tema più complesso quello di Gallarate che avrebbe Nicola Mucci pronto all’uso (mi perdoni la terminologia casereccia) ma si sa che Forza Italia locale è peggio di una polveriera. Però dove lo trovi uno che ha fatto il sindaco per dieci anni e ha cambiato il volto alla città, tanto che i segni più importanti della Gallarate attuale (centro storico, Maga, teatri Condominio e Popolo, giusto per citare i più importanti) sono ancora roba sua? È una carta che, tornando a quanto si diceva prima, Sorte potrebbe giocare. Dunque Magrini a Varese aprirebbe il gioco a una serie di mosse che non sono preventivabili adesso e che, dunque, rientrano nell’alveo di quel Fantacalcio del quale si diceva all’inizio in cui lo juventino per vincere il campionato veste i panni del milanista o il laziale si trasforma (mamma mia) in romanista.
VARESE VALE PIU’ DI UNA MESSA
Che male c’è se un civico si mette la casacca del Pd, poi se la toglie e indossa quella di Forza Italia, per poi spingersi persino a strizzare l’occhio ai pentastellati o a quelli a cui piace una certa sinistra? «Parigi val bene una messa», diceva quel tale. Varese anche di più. Rutto libero (mogli permettendo).
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