L’IMPRESA
L’Alto Milanese sulla Luna
Nello stabilimento Leonardo di Nerviano si realizzano parti del modulo Esa per la missione Artemis
Le eccellenze dell’Alto Milanese sono pronte ad andare sulla Luna, cinquant’anni dopo l’ultima missione Apollo. Lo stabilimento Leonardo di via Europa a Nerviano ricopre un ruolo chiave nelle prossime missioni sul satellite, che dopo il primo uomo sulla Luna porteranno su di essa anche la prima donna. La Nasa ha di recente annunciato le finestre di lancio per la prima missione Artemis, l’ambizioso programma, con una forte collaborazione dell’Esa (l’agenzia spaziale europea), per ritornare lassù dove venne compiuto «Un grande passo per l’umanità».
Artemis-1, con questa prima missione, che sarà senza equipaggio, ha infatti l’obiettivo di testare tutti i sistemi coinvolti, dal sistema di lancio (con lo Space Launch System) al veicolo spaziale Orion.
LE TRE FINESTRE
Al momento queste sono le tre finestre di lancio previste per Artemis-1: il 29 agosto oppure il 2 o 5 settembre. Va precisato che con Artemis-1 verrà lanciato il veicolo spaziale Orion che un giorno trasporterà gli astronauti sulla Luna, il quale è dotato di un modulo di servizio europeo (European Service Module) di responsabilità di Esa che ha il compito di fornire elettricità, propulsione, controllo termico, aria e acqua al veicolo.
IL RUOLO DI NERVIANO
Lo stabilimento Leonardo di Nerviano, grazie al lavoro di circa 50 ingegneri e tecnici esperti, ha fornito elementi chiave per il modulo del veicolo spaziale Orion. Proprio nel comune delle “teste quadre” sono stati realizzati i pannelli fotovoltaici che compongono le quattro “ali” del modulo: queste misurano sette metri ciascuna e sono in grado di erogare circa 11 Chilowatt complessivi per l’alimentazione dell’elettronica di bordo. «Sempre a Nerviano - spiega Leonardo - sono inoltre state prodotte le unità elettroniche che servono per il controllo e la distribuzione di energia al veicolo spaziale. Non solo, una volta raggiunta la Luna con le missioni Artemis, servirà una serie di elementi fondamentali per la creazione di una base permanente e sostenibile sul nostro satellite naturale. Ad esempio, la robotica sarà una tecnologia centrale per fornire supporto alla realizzazione del villaggio. Bracci e trivelle robotiche lavoreranno grazie ad algoritmi e intelligenza artificiale per aiutare l’uomo a scavare e costruire strutture, coltivare piante, estrarre e trasformare le sostanze in acqua e ossigeno o in propellente per lanci dal suolo lunare. Leonardo ricopre un ruolo di leadership nella robotica spaziale, avendo già sviluppato trivelle per missioni di esplorazione di una cometa, di Marte e della Luna stessa, e avendo progettato un complesso braccio robotico per il programma Mars Sample Return».
LA MISSIONE ARTEMIS
Artemis sarà divisa in tre parti: la prima sarà un volo senza equipaggio. Seguiranno un volo intorno alla Luna con astronauti in carne e ossa ed infine, nella terza e ultima parte, con date ancora da definire, gli umani, con la prima donna, scenderanno finalmente sul suolo del satellite. Non è un caso che il nome scelto dall’agenzia spaziale americana per questo programma sia “Artemis”, dea della mitologia greca e sorella gemella di quell’Apollo che a sua volta aveva ispirato il nome delle prime missioni statunitensi verso la Luna.
L’OBIETTIVO DELLA MISSIONE
Obiettivo di Artemis è tornare sul nostro satellite per restarci. «La Luna - continuano da Leonardo - non sarà solo un punto di arrivo, ma di partenza. Perché il passo successivo sarà quello di testare le tecnologie necessarie ad effettuare missioni umane su Marte».
Per Giovanni Fuggetta, Svp Divisional Space Business di Leonardo che seguirà il lancio della prima missione Artemis che avverrà dal Kennedy Space Center in Florida, «Sarà un giorno che segnerà la storia dell’esplorazione spaziale. In quel momento vedremo riconosciuto lo sforzo di circa 50 ingegneri e tecnici di Leonardo che hanno realizzato “ali” e unità elettroniche per l’alimentazione del modulo di servizio europeo di Orion».
Davvero un risultato non da poco, per un territorio che sa dimostrare nei fatti che ricerca e innovazione non sono solamente parole vuote, ma traguardi raggiungibili grazie all’impegno quotidiano di uomini e donne
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