IL RAGGIRO
Finto funerale, sacerdote truffato
Quarantenne spilla 500 euro al parroco con una macabra bufala

S’è inventato un funerale e ha truffato il sacerdote spillandogli 500 euro.
UN DISTINTO SIGNORE
Ha suonato il campanello della canonica di via Olmina approfittando della quiete che regnava attorno: l’oratorio era chiuso, la chiesa deserta, idem la strada.
Don Carlo Stucchi, che guida la parrocchia dei Santi Magi, era solo in casa e stava leggendo, seduto in poltrona. Affacciatosi alla finestra per vedere chi fosse, ha visto un uomo sulla quarantina, italiano, che chiedeva di potergli parlare di un grave problema che lo affliggeva.
Il sacerdote non si è tirato indietro: lo ha fatto entrare e accomodare nel suo studio.
«Aveva l’aspetto di una persona perbene e sinceramente provata dalla vita - ha riferito il sacerdote -. Mi ha raccontato di avere appena perso il fratello, deceduto in ospedale a Bologna per gravi complicanze subentrate a seguito di un trapianto di fegato, ultimo atto di un lungo calvario di malattia che aveva finito per prosciugare le finanze sue e della famiglia».
Il racconto era talmente dettagliato e sofferto che il sacerdote è rimasto profondamente colpito ed è forse proprio avendo avvertito questo senso di sincera partecipazione che lo sconosciuto ha deciso di mettere in atto il proprio piano.
FUNERALE SENZA MORTO
«Mi ha chiesto un prestito di 500 euro per poter pagare le varie spese connesse al funerale, che si sarebbe tenuto alle ore 15 del giorno successivo nella chiesa del Santo Redentore. Poiché in questo periodo in cui il parroco del Santo Redentore è assente, spesso provvedo io a sostituirlo, il giorno successivo mi sono presentato in chiesa, in tempo per officiare il rito funebre. Ebbene, la chiesa era deserta, così come la piazza e nessun funerale era in programma per quel giorno».
Don Stucchi ha così compreso di essere stato truffato ed è corso a sporgere una denuncia.
«Mi sono fidato di quell’uomo, anche perché si è presentato dicendomi di essere stato mandato dalla parrocchia del Redentore, dove non aveva potuto parlare con il parroco perché assente. Io ci ho creduto. Mai e poi mai avrei immaginato che si trattasse della messa in scena di un imbroglione. Ci sono proprio cascato in pieno», ha concluso, con ironica amarezza, il sacerdote.
LA CARITÁ GABBATA
Quello tenuto da don Carlo è, in effetti, il comportamento che ci si aspetterebbe da qualsiasi religiosoqualsiasi religioso, che tra le proprie doti umane dovrebbe avere proprio quella della carità.
Tuttavia (ed è davvero triste ammetterlo), i fatti insegnano che al giorno d’oggi è bene praticare sempre la virtù della prudenza, perché mette al riparo dalle cantonate che spesso si prendono, praticando con slancio la carità.
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