LA PROTESTA
I giostrai: «Noi dimenticati da tutti»
Duecento famiglie bloccate in piazza Primo Maggio e nessuno lavora ormai da un anno

Da 150 giorni sono bloccati in città. Senza lavorare, senza poter partire, senza incassare nulla «a parte le briciole arrivate con i ristori». «Si sono semplicemente dimenticati di noi. Venticinquemila persone che in Italia esistono solo quando devono pagare le tasse».
La situazione dei giostrai che dallo scorso ottobre sono bloccati in piazza Primo Maggio è ogni giorno più difficile. Va bene l’emergenza sanitaria, la salute arriva prima di tutto. Ma l’ultimo decreto del presidente del Consiglio dei ministri ha tolto anche le ultime speranze di un eventuale ritorno alla normalità. «Il decreto ipotizza la data di riapertura di cinema e teatri - spiega Heros Salvioli, coordinatore della commissione organizzatrice del Luna park di Legnano -, ma non fa cenno agli esercenti dello spettacolo viaggiante. Per il Governo semplicemente non esistiamo». Eppure una cosa è riaprire un cinema, un’altra rimettere in moto una macchina complessa come un Luna park. «A chi gestisce un cinema basta alzare un interruttore - spiega Salvioli -. Noi invece dobbiamo valutare una piazza, mettere in moto i camion, trasferire case e aziende, montare le giostre. Ci serve almeno un mese, per questo chiediamo al Governo di poter ipotizzare almeno delle date. Il virus allenterà la sua morsa a luglio e agosto? Noi dobbiamo sapere fin da ora che in quei mesi potremo lavorare, così da organizzarci per tempo».
Quello che i giostrai non accettano è che un luna park sia considerato più pericoloso di un cinema: «Ma scusate - dicono -: le giostre sono all’aperto, abbiamo dimostrato di saper gestire parchi a numero chiuso, con un adeguato servizio di sicurezza. Dov’è il problema?».
Intanto il tempo passa, e per tante famiglie la situazione è disperata. I primi camion a Legnano erano arrivati lo scorso 27 settembre, a metà ottobre in piazza c’erano 94 famiglie per altrettante attrazioni. Ora nel piazzale sono rimaste 64 famiglie, 224 persone in tutto, con 40 minori che stanno frequentando le primarie Don Milano e le medie Bonvesin. Nessuno lavora, e non sa neanche quando potrà ricominciare a farlo
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