INQUINAMENTO
Lombardia, smog: emergenza cronica
L’allarme su Milano che però era peggio 20 giorni fa. Varese respira
Dal terzo al quarto posto poco cambia, soprattutto se lo scivolone nella poco invidiabile classifica è stato provocato dal balzo della città di Delhi (India), che ieri, martedì 20 febbraio, sul sito della svizzera IqAir ha fatto registrare un indice di inquinamento pari a 253 punti, staccando nettamente Lahore (Pakistan, 190 punti) e Dacca (Bangladesh, 175).
Ieri Milano ha fatto registrare “solo” 165 punti, contro i 193 che domenica avevano fatto gridare all’allarme e lunedì avevano scatenato le rimostranze del sindaco Beppe Sala, infastidito per le domande che gli venivano poste sulla base di dati diramati da un società privata che tra l’altro (è sempre bene ricordarlo) vende purificatori d’aria.
UNO SGUARDO DALL’ALTO
Che a Milano e più in generale nella pianura padana l’aria non sia il massimo si sa da secoli, da prima che fosse inventato il motore a scoppio. Una volta a rendere insalubri gli inverni era la nebbia, poi furono le ciminiere delle fabbriche: oggi sono gli impianti di riscaldamento, gli allevamenti intensivi, gli aerei che passano sopra Malpensa e le auto che corrono sulle nostre strade.
Storicamente, il momento più difficile sono proprio i primi due mesi dell’anno, quando in assenza di precipitazioni la cappa che soffoca la pianura schiaccia a terra e nei polmoni le concentrazioni di inquinanti che si ammassano ai piedi delle Alpi.
Per farsi un’idea della situazione basta fare un giro sulle colline al di là del Lago Maggiore: finita la pianura, una delle prime alture è il monte Cassinario, Comune di Invorio (Novara): dall’alto di questo monte in questo periodo dell’anno la pianura appare spesso coperta da una coltre violacea che si nota solo dall’alto. Chi è dentro non la vede, ma la respira. È la stessa nuvola ripresa dai satelliti dell’Agenzia spaziale europea (l’Esa), il cui movimento tra il 1 e il 31 gennaio scorsi è riassunto in un video che si può trovare facilmente in Internet.
L’inquinamento di solito aumenta man mano che da Milano ci si sposta lungo l’asse del Sempione, per poi diminuire da Gallarate in poi, dove riappaiono campi e boschi; in questi giorni di strillata emergenza invece succede il contrario, con l’inquinamento che aumenta man mano che ci si avvicina alla metropoli.
I NUMERI DI IERI SERA
Per restare ai dati di ieri sera (fonte rete Copernicus, uno dei sistemi certificati dall’Unione europea ma non dalla nostra Arpa), la concentrazione di polveri sottili Pm10 a Milano era di 100 microgrammi per metro cubo d’aria, per poi scendere a 79 a Legnano, 66 a Busto Arsizio, 54 a Gallarate e addirittura 21 a Varese, unica città dove la qualità dell’aria risultava “accettabile” tenendo conto della soglia limite di 50 microgrammi.
Rispetto allo scorso 30 gennaio, quando Regione Lombardia aveva attivato nella Città metropolitana di Milano le misure straordinarie anti inquinamento di secondo livello, si tratta comunque di aria fresca. Allora a Milano la concentrazione di Pm10 era pari a 157 microgrammi, che secondo la tendenza solita in questo periodo dell’anno crescevano poi lungo il Sempione diventando 178 a Rho, 181 a Parabiago e 190 a Legnano.
A Legnano alle 22 di lunedì 29 gennaio la concentrazione di Pm 10 era arrivata a 205 microgrammi per metro cubo d’aria, quattro volte oltre il limite. E Busto davvero non era messa meglio.
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