IL PROCESSO
Minacce ai vicini. «Vattene o ti ammazzo»
Dalle liti per il parcheggio agli spari in cortile ad Arcisate. Perizia psichiatrica per il pensionato che avrebbe preso di mira una famiglia

«Tu devi andare via da qui, perché io ti brucio la casa. Guarda che sono capace di farlo... Io ti ammazzo, questa la paghi». Leggendo le frasi contestate nel capo di imputazione al loro vicino di casa, accusato di stalking, è facile capire perché la famiglia di Arcisate - marito, moglie e figlio - vivesse in «un perdurante stato di ansia e paura». Tanto da essere preoccupata per la propria incolumità e da dover cambiare abitudini di vita, fino al punto di temere ad uscire da soli. Anche perché l’imputato possedeva una pistola (in realtà una scacciacani) che fu sequestrata dopo l’esplosione di alcuni colpi nello spazio comune.
L’AUTO IN SOSTA E I RUMORI NOTTURNI
Quelle che sembravano essere delle banali liti di vicinato - dal parcheggio dell’auto nel cortile condominiale ai rumori molesti - con il passare del tempo si sono trasformate in un incubo per la famiglia arcisatese, che si è rivolta ai carabinieri denunciando una lunga serie di atti persecutori. Alla fine delle indagini la Procura della Repubblica ha chiesto il rinvio a giudizio dell’uomo, pensionato di 60 anni. All’udienza preliminare, il gup Niccolò Bernardi, accogliendo la richiesta della difesa, ha disposto una perizia psichiatrica, ma l’imputato ha rifiutato di sottoporsi alla visita; ecco perché ieri, mercoeldì 24 settembre, il giudice ha disposto l’accompagnamento coatto dell’uomo, da parte dei carabinieri, nello studio del professionista che dovrà valutare le sue condizioni di salute.
«TI BRUCIO LE MACCHINE»
I fatti al centro del procedimento, nel quale le persone offese sono costituite parte civile (con gli avvocati Fabrizio Bini e Jacopo Arturi), risalgono al periodo 2017-2023. L’imputato avrebbe molestato i vicini in vari modi: facendo rumore in piena notte, lasciando libero il cane in giardino per impaurirli, seguendoli nei loro spostamenti a piedi o in auto. E se i coniugi osavano protestare, ad esempio per quei lavori di ristrutturazione eseguiti dopo il calar del sole, lui rispondeva con le minacce: «Vi taglio la testa». L’elenco delle frasi intimidatorie è lungo: «Hai sentito? C’è stato uno sparo... A me basta una telefonata e viene qua tutta Palermo». E ancora: «Guarda che io non sono a posto di testa... Io ti brucio le macchine... Prima o poi te la faccio pagare». L’uomo avrebbe anche liberato i cani contro la vicina, per poi spaventarla anche a voce: «Stai attenta... Finora ti è andata bene, adesso è arrivato il tuo turno».
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