L’11 NOVEMBRE 2015
Morta nell’esplosione a Cerro: un condannato
Tutti assolti meno uno: diciotto mesi al direttore del centro di Italgas

Un colpevole per la morte di Virginia Bollati, uccisa dall’esplosione della casa di Cantalupo: è Marco Cosentino, responsabile all’epoca del centro Italgas di Gorgonzola.
Ieri il giudice Daniela Frattini lo ha condannato a un anno e sei mesi di reclusione con sospensione e non menzione della pena. Il tribunale ha inoltre applicato a Italgas Reti spa - in persona del legale rappresentante pro tempore - la sanzione amministrativa pecuniaria di 30mila euro. Rigettata la richiesta della parte civile e assolti Bruno Scaglia, Carmelo Cammarata, Sergio Boni e Umberto Brancato per non aver commesso il fatto. Sessanta giorni per conoscere le motivazioni.
Italgas Reti interviene: «Prendiamo atto della sentenza del tribunale di Busto Arsizio in relazione alla vicenda di Cerro Maggiore accaduta nel 2015 e restiamo in attesa di conoscere le motivazioni. Giova ricordare che l’incidente, avvenuto l’11 novembre 2015, fu causato da una dispersione di gas provocata da lavori di trivellazione per la posa di un cavo in fibra ottica eseguiti da un’impresa terza, estranea a Italgas Reti. Nell’ambito del procedimento che ne è conseguito, i primi provvedimenti, adottati dal giudice dell’udienza preliminare il 19 marzo 2019, disponevano il non luogo a procedere nei confronti di due dipendenti di Italgas Reti per non avere commesso il fatto e condannavano i dipendenti dell’impresa che aveva operato per la posa della fibra ottica, mentre la posizione di un altro rappresentante di Italgas Reti era già stata archiviata. Con la decisione di ieri il tribunale di Busto Arsizio ha assolto altri due dipendenti di Italgas Reti imputati nel procedimento. La Società annuncia che presenterà appello contro la decisione, convinta che la correttezza del proprio operato sarà riconosciuta pienamente».
Il gup Nicoletta Guerrero aveva appunto condannato tre operai della ditta impegnata nella posa della fibra ottica a due anni con rito abbreviato. Dunque, stando all’attuale quadro processuale, sarebbero stati loro a provocare la foratura della conduttura da cui fuoriuscì il metano, ma è ancora pendente il processo d’appello e dunque potrebbero cambiare anche le loro sorti. L’unica certezza è che il metano uscì per ore dalla tubazione, accumulandosi in sacche che si erano infilate nelle cantine di una casa di via Risorgimento, quella di Virginia. L’odore era persistente, tutti lo sentivano ma nessuno prese la saggia determinazione di interrompere l’erogazione. Quando l’ottantenne accese la luce in cucina la deflagrazione fu devastante.
La pensionata morì sotto le macerie, feriti due addetti al cantiere che erano stati travolti da calcinacci proiettati a decine di metri di distanza.
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