Chiesa
Papa: capisco chi si arrabbia con Dio per figli o genitori morti
Non negare diritto al pianto, ma amore di Dio più forte di morte

Città del Vaticano, 17 giu. (askanews) - "Non si deve negare il diritto al pianto". Così Papa Francesco affrontando il tema del lutto nelle famiglie all'udienza generale in piazza San Pietro.
"La morte - ha detto il Papa che, in vista del sinodo di ottobre, sta dedicando le catechesi del mercoledì al tema della famiglia e, ultimamente, alle difficoltà che gravano sulle famiglie - è un'esperienza che riguarda tutte le famiglie, senza eccezione alcuna. Fa parte della vita; eppure, quando tocca gli affetti familiari, la morte non riesce mai ad apparirci naturale".
Il Papa ha proseguito a braccio: "Quanta gente, io capisco, si arrabbia con Dio, bestemmia, 'perché mi hai tolto il figlio, la figlia, ma Dio non c'è, non esiste, perché ha fatto questo', quante volte abbiamo sentito questo. Questa rabbia è un po' quello che viene dal cuore del dolore grande, la perdita di un figlio, di una figlia, di un papà, di una mamma è un grande dolore, questo accade continuamente nelle famiglie". Ma la morte fisica, ha proseguito il Papa, "ha dei 'complici' che sono anche peggiori di lei, e che si chiamano odio, invidia, superbia, avarizia; insomma, il peccato del mondo che lavora per la morte e la rende ancora più dolorosa e ingiusta. Gli affetti familiari appaiono come le vittime predestinate e inermi di queste potenze ausiliarie della morte, che accompagnano la storia dell'uomo. Pensiamo all'assurda 'normalità' con la quale, in certi momenti e in certi luoghi, gli eventi che aggiungono orrore alla morte sono provocati dall'odio e dall'indifferenza di altri esseri umani. Il Signore ci liberi dall'abituarci a questo!".
I "nostri cari", però, "non sono scomparsi nel buio del nulla: la speranza ci assicura che essi sono nelle mani buone e forti di Dio. L'amore è più forte della morte. Per questo la strada è far crescere l'amore, renderlo più solido, e l'amore ci custodirà fino al giorno in cui ogni lacrima sarà asciugata, quando 'non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno'", ha detto il Papa citando il Vangelo. "Non si deve negare il diritto al pianto (dobbiamo piangere nel lutto): anche Gesù 'scoppiò in pianto' e fu 'profondamente turbato' per il grave lutto di una famiglia che amava. Possiamo piuttosto attingere dalla testimonianza semplice e forte di tante famiglie che hanno saputo cogliere, nel durissimo passaggio della morte, anche il sicuro passaggio del Signore, crocifisso e risorto, con la sua irrevocabile promessa di risurrezione dei morti. Il lavoro dell'amore di Dio è più forte del lavoro della morte. E' di quell'amore che dobbiamo farci 'complici' operosi, con la nostra fede!". In particolare il Papa ha sottolineato una frase del Vangelo di oggi: "Dopo che Gesù torna alla vita questo giovane, figlio della mamma che era vedova, dice il Vangelo, Gesù lo restituì a sua madre e questa è la nostra speranza, tutti ni nostri cari che sene sono andati, tutti, il Signore ci restituirà e noi con loro ci incontreremo insieme e questa speranza non delude, ricordiamo bene questo gesto di Gesù, e Gesù lo restituì a sua madre, così farà il signore con tutti noi".
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