TRIBUNALE
Prostituzione e nozze finte: l’incubo raccontato in aula
Processo a Varese: due donne sotto accusa per sfruttamento di una giovane dominicana
Dalla vacanza all’incubo. Il viaggio dalla Repubblica Dominicana all’Italia, nel luglio 2018, per una vacanza con il fidanzato in Toscana. L’immediato tradimento di lui. Il trasferimento di lei a Varese, a casa di un’amica della madre. E poi l’inferno: la prostituzione per tirare avanti e pagare le bollette dell’ospite, un matrimonio finto con un anziano varesino per il permesso di soggiorno e le minacce per un tentativo di cambiare vita con un nuovo amore: «Torna a prostituirti o ti spezziamo le gambe». È la storia di una giovane dominicana, che chiameremo Maria, ricostruita ieri mattina, giovedì 12 gennaio, in Tribunale a Varese, davanti al collegio presieduto dal giudice Andrea Crema.
DUE DONNE SOTTO ACCUSA
Processo in cui sono sotto accusa due donne tra i 40 e i 50 anni, un’altra dominicana e una polacca, difese dall’avvocato Fabio Rizza, a cui la Procura contesta i reati di sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Uno spaccato di vita cittadina che mostra quanto dolore si nasconda a volte dietro una porta qualsiasi di un casa qualsiasi, come quella di via Medaglie d’Oro in cui si è svolta gran parte di questa vicenda.
IL PERMESSO DI SOGGIORNO
Tutto inizia nei primi mesi del 2019, quando Maria si presenta con il “marito” in Questura per chiedere il permesso di soggiorno. «Saltava subito gli occhi la particolarità della situazione - ha detto ieri in aula un funzionario chiamato a testimoniare -: lei giovane e bella e lui anziano, malato e senza fissa dimora». Inoltre la ragazza flirta con il poliziotto allo sportello e poi marito e moglie, dopo aver dichiarato di essere conviventi, riferiscono di non avere le chiavi della loro presunta casa, in possesso di un terzo soggetto residente in Svizzera. Uomo che si rivelerà in seguito il fidanzato (vero) della dominicana, che a fine 2018 è riuscito nell’impresa di liberarla dalle sue sfruttatrici. Da qui il rigetto della richiesta di permesso di soggiorno e il trasferimento di Maria in un centro di permanenza per i rimpatri nel Lazio, dove si oppone all’espulsione e denuncia di essere stata sfruttata come prostituta dalla donna che le aveva dato ospitalità nell’estate dell’anno prima e da un’altra squillo.
L’INDAGINE
Scatta così l’indagine della Squadra Mobile che porterà al processo in corso. Ieri in aula Maria ha raccontato la sua storia senza riuscire a volte a trattenere le lacrime. «Mi sentivo minacciata - ha detto -: ero arrivata da pochi giorni a Varese e già l’amica di mia madre mi diceva che dovevo prostituirmi perché non c’erano soldi. Ero contraria, non avrei mai voluto fare una cosa simile dato che nel mio paese ero psicologa, ma poi mi è stato tolto il passaporto, mi è stato detto che se non vendevo il mio corpo sarei stata sbattuta fuori di casa e un giorno ho scoperto che le mie foto e il mio numero di telefono erano stati messi su un sito di incontri, e così non ho avuto scelta. Così come sono stata costretta a un matrimonio di comodo, con un uomo pagato 5mila euro (che ha già patteggiato, ndr), per avere il permesso di soggiorno».
IL CLIENTE INNAMORATO
Per fortuna, però, nell’autunno del 2018 la svolta per Maria arriva grazie a un cliente italiano residente in Svizzera, che la frequenta e poi si innamora di lei, ricambiato. Una nuova vita è all’orizzonte, ed ecco, all’inizio di novembre, una telefonata delle due donne più anziane, che minacciano pesanti conseguenze, ad opera di amici albanesi, nel caso Maria non torni in via Medaglie d’Oro e alla vita di prima. La ragazza però ignora quelle minacce e all’inizio di dicembre va a vivere con il nuovo fidanzato, sempre a Varese, lasciandosi la prostituzione alle spalle.
LA VERSIONE DELLE IMPUTATE
Le imputate respingono le accuse e già ieri è stata evidente la strategia difensiva: quelle raccontate da Maria sarebbero solo bugie, anche perché la ragazza avrebbe deciso di denunciare le sue presunte sfruttatrici solo nel momento in cui si trovò a fare i conti con un decreto di espulsione. Secondo la difesa, quelle di prostituirsi e di sposarsi per finta sarebbero state in precedenza sue libere scelte.
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