IL CASO
Tartarughe padrone del lago di Ghirla
Colonia in costante crescita: attirano già molti curiosi ma l’ambiente potrebbe risentirne
Prima qualcuno ha notato muoversi qualcosa nel lago. Poi, nelle settimane successive, l’andirivieni è aumentato. Ma non erano i soliti rospi o altre specie autoctone che popolano il Lago di Ghirla. C’erano come dei gusci a quattro zampe e, ogni tanto, sbucava una testolina. Si trattava di tartarughe che non appartengono all’habitat prealpino. Eppure qui avrebbero trovato un ambiente ideale. Tanto che la colonia valgannese pare abbiamo raggiunto fra le quindici e le venti unità. Le ha censite, se così si può dire, Terigio Perrone, che ha iniziato ad ammirarle e a fotografarle. Quando escono dall’acqua, per esempio, si vedono benissimo e hanno iniziato a richiamare qualche curioso.
Sostanzialmente questi rettili col guscio amano muoversi sui rami e sui tronchi che si trovano nello specchio d’acqua, oppure compiono qualche capatina sulla terra ferma, a seconda di cosa dice loro l’istinto.
Ma a cosa è dovuta questa mini invasione nel laghetto a nord di Varese? Dietro a questo fenomeno c’è, come spesso accade, l’atteggiamento poco rispettoso dell’uomo. Come registrato già altrove, accade che spesso a qualcuno scatti la moda di avere un animale esotico in casa. Le tartarughe, poi, piacciono anche ai bambini, soprattutto quando sono piccole e carine. Poi crescono e, talvolta, la gente si stufa. E così, ogni tanto, alcuni se ne sbarazzano.
Dove? Magari chi le ha liberate in Valganna ha pensato di compiere un gesto buono, lasciandole andare in un ambiente a loro famigliare, come l’acqua dolce e i boschi.
Invece, è il contrario perché magari le nuove arrivate si adattano, ma può accadere che, a lungo andare, gli ecosistemi locali possano subire degli squilibri. Nel Varesotto ci sono già state situazioni simili, basti pensare al pesce siluro che ha creato scompiglio in diversi laghi fra cui il Ceresio e il Maggiore, oppure il gambero della Louisiana, non certo accolto con favore dagli altri “abitanti” del Lago di Varese.
Oltretutto, come testimoniato in altre parti d’Italia, le tartarughe possono provocare anche problemi gravi come la salmonellosi. Poche mesi fa l’Istituto zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta le ha indicate come potenziale origine dell’infezione che porta febbre, vomito, diarrea, fino a infezioni alle ossa e alle meningi. A partire da agosto 2018, per volontà dell’Unione europea, la razza Trachemys non può più essere commercializzata e chi ne possiede deve denunciarlo al ministro dell’Ambiente. Una situazione che, probabilmente, ha aggravato anche i casi di abbandono.
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