IL LUTTO
Addio a Malgaroli, il Prof
Istituzione del Liceo classico Cairoli, s’è spento a 96 anni. Domani recita del rosario e funerali nella Parrocchiale di Biumo Inferiore

A sua nipote Paola, che sabato scorso, 31 agosto, stava andando a sposarsi, ha lasciato l’ultimo melanconico sguardo di nonno.
Raimondo Malgaroli, malato da anni dal morbo che annienta la fucina del logos, del pensiero che si fa parola, non avrebbe potuto certo seguirla, impossibilitato a muoversi com'era.
Il suo cuore, però, ha sussultato come quello che sta per lanciarsi oltre i confini possibili.
Pia, la figlia, l’ha capito prima che gli occhi del Prof diventassero la liquida benedizione impartita con un solo sguardo.
Chissà. Forse sarà stata l’imminente gioia del matrimonio della nipote a fargli crescere, irrefrenabile, il desiderio di riabbracciare la sua Dina, moglie e compagna di vita per quasi settant’anni e volata in cielo otto mesi fa: alle 5.30 di domenica 1 settembre, il Prof l’ha raggiunta.
IL PROFESSOR MALGAROLI
Tanta parte di Varese ha avuto il privilegio di aver appreso dal professor Malgaroli non solo i segreti dei giambi e degli epodi, dell’ars oratoria ciceroniana, dell’attualità dell’umano dolore evocato da Ecuba e dalle Troiane ridotte in schiavitù e del logos, appunto, ma soprattutto la via maestra. Ovvero l’ineludibile sentiero che porta alla scoperta dei propri limiti eppure al superamento di essi attraverso l’impegno, il lavoro, nel negotium come nell’otium. Altro che noia di vivere.
IL RICORDO DI FONTANA
«L’ho sempre stimato tantissimo come uomo, come docente perché trasmetteva sapienza e lo faceva senza bisogno di forzare la mano».
Attilio Fontana, governatore della Lombardia, è stato uno dei privilegiati.
«Ricordo ancora la sua prima lezione, una lezione di vita. Entrò in classe, si sedette e cominciò a parlare. Un paio di noi, eravamo una classe un tantino turbolenta, presero a farsi i fatti propri. Lui intervenne senza alzare la voce. Chiese che stessero facendo e alla fine, rivolto a quei due o tre ammutoliti, spiegò a tutta la classe che nel distrarsi dalla lezione, a perderci sono gli studenti, non i professori. Per i successivi tre anni non ebbe più modo di richiamarci al silenzio. Purtroppo domani, martedì 3 settembre, non potrò dargli l’addio in chiesa, perché sarò a Monza per impegni istituzionali. Ma il professor Malgaroli lo porto con me sin da quel primo giorno».
I FUNERALI A BIUMO
La chiesa parrocchiale di San Pietro e Paolo a Biumo Inferiore, domattina sarà gremita: alle 10 sarà recitato il rosario, alle 10.30 comincerà la funzione funebre. Saranno tanti gli ex studenti e colleghi del suo Cairoli, liceo in cui insegnò dal 1960 al 1988 che si stringeranno a a Pia e a Francesco, i figli del Prof già colpiti, lo scorso gennaio, dalla morte di mamma Dina. Con loro ci saranno i nipoti Carlotta, Guido e Paola, coi pronipoti Pietro, Paolo, Louise e Jeanne.
UN MINUTO DI SILENZIO
Malgaroli non fu solo docente del Liceo classico varesino: era ancora fra i tre probiviri dell’Associazione Amici del Liceo Classico che contribuì a fondare e da cui ricevette, alla fine degli Anni Novanta, il “cairolino” ovvero il riconoscimento più alto che l’associazione ogni anno, dal 1998 a oggi consegna durante la Festa degli Auguri dicembrina a chi, ex studente, abbia saputo testimoniare in modo esemplare i valori immortali della cultura classica.
Anche per questo l’attuale dirigente scolastico del Liceo di via Dante, Salvatore Consolo, chiamato proprio domani, alle 10, a dare il via al nuovo anno scolastico presiedendo il primo Collegio dei docenti, ha ritenuto di far osservare un minuto di silenzio.
«Un gesto minimo ma credo significativo - spiega lo stesso Consolo - che accomunerà, purtroppo, la figura di due insegnanti a noi molto cari: il professor Malgaroli e il professor Carletto Zerba, mancato di recente a poche settimane dalla pensione. Due lutti in un brevissimo lasso di tempo, due uomini che col loro impegno ci consegnano però un testimone ancor più significativo. Con Zerba ho avuto il privilegio di lavorare. Di Malgaroli invece serbo il ricordo di liceale che, appartenendo a una sezione diversa, lo incrociava per i corridoi come s’incrociano insegnanti avvolti dall’aura della bravura. Tutti i miei compagni ne parlavano con profondo rispetto. Lo stesso, ne sono certo, che portava lui per i suoi allievi».
SI VIS AMARI, AMA
La conferma della bontà dell’assunto di Ecatone ripreso da Seneca nelle Lettere morali, viene dal professor Livio Ghiringhelli - già preside del Cairoli e oggi proboviro dei cairolini, col medico saronnese Dario Rossi -, che col collega Malgaroli condivise anche l’impegno rotariano.
«I suoi tratti essenziali - così Ghiringhelli - si possono riassumere nel costante rispetto per la personalità dell’alunno, la convinta e responsabile fedeltà a un compito indubbiamente difficile, come quello di riaffermare i valori in tempi di crisi, il rigore temprato ad accorta generosità di giudizio nel valutare il curricolo degli allievi, la tendenza a indurre la serena disciplina dell’attenzione, il tratto signorile, la finezza della sensibilità interpretativa, la lettura e l’analisi sempre coinvolgenti degli autori, il costante ricorso agli aforismi senecani. Queste sono tutte note, che hanno lasciato traccia indimenticabile nella memoria e ammirazione degli allievi».
QUELLA TARGA IN SEGRETERIA
C’è una targa nell'ufficio al primo piano del Cairoli, che Doretta De Bastiani ha lasciato, per anzianità di servizio, all'attuale responsabile della segreteria del Liceo, Anna Maria Mammano.
Questa targa rammenta d’una lectio magistralis impartita dal professor Malgaroli ai suoi ex allievi d’una delle ventotto Terze A che egli stesso condusse alla Maturità.
A consegnare quella targa fu la classe diplomatasi nel 1985 e che, vent’anni dopo, ebbe il privilegio di riascoltare dal suo Prof una lezione di due ore nella “vecchia” classe.
Malgaroli allora parlò proprio del logos, «dell’importanza della parola - spiegò anche a diversi suoi ex colleghi, accorsi per l’occasione ad ascoltarlo - che va trattata col riguardo dovuto a un daimon, cioè l’idea del divino con la quale ogni essere umano è costretto a fare i conti nel corso della propria esistenza. Un’idea - proseguì - che richiama da lontano il senso dell’anima dei cristiani ma ancor più l’appartenenza a un comune destino, seppure per vie individuali, non di rado differenti al limite dell’incomunicabilità. Ecco perché la parola e il pensiero diventano essenziali: perché sono strumenti di acquisizione della conoscenza del mondo, dell'altro e dunque misura della consapevolezza di sé».
È ORMAI GIUNTA L’ORA DI ANDARE
«Io a morire, voi a vivere. Chi di noi vada a miglior sorte, nessuno lo sa, tranne il dio».
Così si conclude l’Apologia di Socrate.
Così il Prof, che entrava in classe spaccando il secondo, col suo trench beige, gli occhiali squadrati, il giornale sottobraccio e che nel silenzio di un’aula che lo fissava attenta, appendeva l’impermeabile e restava in giacca e cravatta (unica concessione invernale, un dolcevita blu), tracciava la linea del mistero, senza mai caricare le proprie lezioni di certezze politiche o religiose. Ma lasciando anzi al singolo la possibilità di scegliere, ovvero la libertà d’imparare per conoscere e per conoscersi, come insegnava Diogene il Cinico.
Questo è il più grande segno seminato nel cuore dei suoi allievi da un uomo cresciuto a pane e sacrifici, originario dell'Alto Novarese ma nato con la gemella Raimonda, mancata anni fa, in Francia nel luglio del 1923, da un padre muratore lì emigrato con la moglie, studente meritevole nelle scuole pubbliche del Novarese, universitario modello all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, docente di Lettere antiche al Collegio Rosmini di Domodossola dal 1949 al 1954 e poi, alle scuole medie statali dal 1954 al 1960, prima di arrivare a Varese.
La città che, se è vero quel che scrisse Euripide nelle Eraclidi - «l’uomo giusto è quello nato per il bene del prossimo» - molto gli deve.
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