MOVIDA
Varese, bar rumoroso: «Stop a mezzanotte»
Sentenza a carico dello Shaker per il dehors. «Accanimento, faremo ricorso». Scoppia un caso

Il caso è scoppiato all’inizio della scorsa estate. A settembre, poi, è passato alle carte bollate. E infine, ora, al pronunciamento del giudice della prima sezione civile del Tribunale di Varese che ha dato torto a uno dei locali della movida, prescrivendo lo stop del servizio dehors (attività all’aperto) a mezzanotte e mezza e una serie di modifiche alle strutture (impianto di diffusione sonora dentro al locale, pergotenda fuori). Il casus belli è il rumore. La sentenza, pardon ordinanza, del giudice è destinata a far discutere. E potenzialmente ad avere un effetto domino.
I CONTENDENTI
Li separano venti metri o poco più. Via Griffi, centro storico, a ridosso dell’anello pedonale di piazza Giovine Italia. Da un lato il palazzo dove vive la persona che ha deciso di agire in sede giudiziale; dall’altro il locale, lo Shaker, finito appunto sotto accusa per il baccano, soprattutto serale. Il procedimento, come detto, ha preso il via a settembre, dopo mesi ritenuti dal promotore del contenzioso infernali. Nell’atto la situazione viene descritta come «discoteca a cielo aperto». Ecco allora la richiesta di un provvedimento urgente, ex articolo 700 del codice di procedura civile. Il giudice lo ammette. La prima valutazione è dunque di caso da affrontare con relativa tempestività. Viene chiesto, dal residente di via Griffi, che il lo Shaker chiuda alle 22. Viene incaricato un tecnico di eseguire una perizia ad ampio raggio.
L’ESITO DELLA PERIZIA
Ma il punto chiave è il frastuono. E il consulente incaricato da giudice - a finestre aperte dell’appartamento che fronteggia il bar - rileva in effetti un “rumore antropico”, cioè proveniente da fuori ed evidentemente imputabile soprattutto allo Shaker, ben oltre il limite consentito. Saltiamo dunque alle conclusioni: viene ordinato al bar, con effetto perentorio (30 giorni per adeguarsi), di cessare il servizio all’esterno all’ora di Cenerentola o quasi (00.30), proseguendo quindi solo all’interno nelle ore successive. E inoltre: mettere una struttura dehors molto più protettiva (una sorta di veranda stratificata e semichiusa) e adeguare all’interno l’impianto sonoro e i condizionatori. Per il locale, inutile girarci intorno, è una pesante sconfitta.
«NON CI ARRENDIAMO»
Lo Shaker è di una società - Shakerando - il cui amministratore è Kevin Rocca. «Faremo reclamo contro questa ordinanza». Il reclamo è la prima opposizione, poi c’è il ricorso in appello a Milano. «Contestiamo il pronunciamento, riteniamo che manchi il periculum in mora: per dirla tutta, il perito ha eseguito i rilievi d’inverno con le finestre aperte e mi chiedo chi dorma nei mesi freddi così. E viene estesa questa situazione all’estate. Tecnicamente non mi pare adeguato». Nel merito, poi, il titolare dello Shaker sostiene che i frequenti controlli della Polizia locale di altri organismi deputati, «non hanno mai portato a particolari contestazioni» e che la controparte «ha agito con accanimento, con esposti quasi quotidiani». «Ci sentiamo osservati, continuano a fare video e foto: i miei stessi dipendenti si sentono a disagio». Questa è la versione dal locale. Il caso potrebbe avere ulteriori strascichi.
QUESTIONE DI EQUILIBRIO
Il caso di via Griffi offre diversi punti di riflessione. Il primo: occorre un giusto bilanciamento tra i due interessi, entrambi legittimi e meritevoli di tutela, che sono la quiete pubblica e l’esercizio di un’attività che per definizione non è placida. Laddove non c’è equilibrio, salta il banco. La seconda: altre situazioni nel cuore della città si potrebbero prestare ad analogo giudizio. Il “rumore antropico” è una spada di Damocle sugli operatori della movida, soprattutto d’estate quando i ragazzi fanno le opere piccole. Terzo: che ruolo ha il Comune?
Le parti sostengono di aver offerto, vicendevolmente, la possibilità di trovare un’intesa, senza esito. Muro contro muro. Palazzo Estense è al corrente della diatriba trascesa nelle carte bollate. C’erano margini per evitare di finire davanti al giudice e incassare un verdetto che rischia o promette, a seconda dei gusti, di creare un precedente? Le versioni dei contendenti sono ovviamente opposte. Oggi un punto fermo l’ha messo il magistrato del civile che ha accolto in larga parte le istanze contro lo Shaker. Un aspetto ulteriore: al locale viene imposto un nuovo dehors che a termini di regolamento comunale non è ammesso. Come se ne esce?
La morale sta nel punto uno: trovare un equilibrio.
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