LA TESTIMONIANZA
«Così ho salvato mia madre»
Il Molina dice no al ricovero. Il figlio s’impunta, la porta in ambulanza al Circolo. E poi denuncia
In queste ore c’è una madre che sta lottando per la vita. E il figlio ha provato il tutto per tutto per lei, andandola a prendere personalmente con un’ambulanza alla Fondazione Molina di Varese, dove era ospitata, per farla ricoverare in ospedale. E forse salvarla. Una storia drammatica, una delle tante che in questi mesi in tutta Italia hanno riguardato persone fragile come gli anziani: ha inizio nel settembre scorso, quando il figlio della donna, a seguito di alcuni problemi che impediscono di tenerla a casa, decide di ricoverarla nel residenza sanitaria-assistenziale di viale Borri.
«Nelle prime settimane al Molina - racconta l’uomo - sono stato contattato quotidianamente sulle condizioni di salute di mia mamma».
Poi, un giorno, la telefonata che nessuno vorrebbe mai ricevere.
«Due settimane fa mi viene comunicato che mia madre, 82 anni, aveva contratto il Covid-19».
D’altronde, stando all’ultimo aggiornamento del 2 dicembre, a quella data era stato registrato un «incremento significativo» dell’infezione nella residenza varesina, una delle più grandi della provincia.
«Nella terza settimana di novembre», questo infatti il resoconto della Rsa, «si è registrato un incremento significativo dei casi di positività al Covid-19 tra gli ospiti, analogamente a quanto è successo nel nostro territorio, mentre nell’ultima settimana si è osservata una riduzione di nuovi casi. Si tratta per la maggior parte di pazienti asintomatici o pauci-sintomatici. Attualmente - stando sempre all’ultima rilevazione - gli ospiti positivi sono 74 e i debolmente positivi 12 a seguito di 780 tamponi molecolari e antigenici effettuati dal 15 ottobre. Sui dipendenti, invece, sono stati effettuati 580 tamponi: gli operatori attualmente positivi sono 37».
Sta di fatto che l’uomo ha deciso di sporgere denuncia ai carabinieri di Varese, convinto che sua madre non sia stata adeguatamente assistita.
Di fatto, dopo la positività, la situazione è precipitata.
Lunedì 7 dicembre - prosegue l’uomo - «sono stato informato che mia mamma era notevolmente peggiorata. A mio avviso doveva essere ospedalizzata, invece i medici della struttura la pensavano diversamente».
La preoccupazione è salita e, come capita nelle condizioni estreme di qualunque malattia, quando un proprio caro è in condizioni difficili, si devono prendere delle decisioni. E il figlio, a quel punto, ha scelto di insistere sul ricovero.
«Mi sono affidato anche al nostro medico di base, che la pensava come me. Allora ho chiamato il 112 e, tramite le forze dell’ordine, mi è stata inviata un’ambulanza in viale Borri. Siamo andati a prendere mia mamma per portarla in ospedale dove, ora, si trova in coma, con una polmonite, in crisi respiratoria e una saturazione dell’ossigeno molto bassa. Mi è sembrato giusto, per lei e per la nostra famiglia, provare il tutto per tutto».
Essendo contrario rispetto alla gestione della Rsa, l’uomo ha quindi chiesto l’intervento dell’autorità giudiziaria, cui toccherà stabilire eventuali responsabilità.
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