IL DIBATTITO
Varese: «Errore non aver fermato i Do.Ra.»
L’analisi sul gruppo nazifascista dopo il 25 aprile. «Non sono una novità». «Rischio emulazione»
Prima i Do.Ra. con le azioni al sacrario del San Martino, poi lo scontro tra la Comunità militante dei Dodici Raggi e Palazzo Estense, che ha toccato il picco con le nozze con tanto di saluto romano dal balcone del municipio. Ancora, la trasmissione realizzata da La7 dal titolo “Lago Nero”, quindi la tensione che si è registrata, un paio di giorni fa, in occasione delle celebrazioni del 25 Aprile.
Una catena di avvenimenti che sembra riproporre l’interrogativo se Varese sia diventata (o rimasta) una città nera. Una domanda che serpeggia in città, tra l’opinione pubblica, sui mezzi pubblici, nei bar. Anche in seguito allo spazio che tutto questo ha avuto e continua ad avere su media e in televisione.
L’OCCHIO DELLO STORICO
Ma qual è il polso della città all’indomani della festa della Liberazione? Si teme davvero una valanga nera in arrivo? «È un fenomeno noto, una realtà che finora è stata tollerata. Come storico li tengo d’occhio, li osservo consapevole che i bilanci si faranno in futuro. Ma senza dubbio non condivido minimamente l’ideologia di fondo che sta alla base delle manifestazioni dei Do.Ra.», risponde Pietro Macchione, storico ed editore.
«Si tratta di realtà e movimenti che sono sempre stati presenti nel nostro territorio. Fenomeni come i Do.Ra. sono stati a lungo sottotraccia, non se ne parlava. Ora, invece, se ne parla perché è un fenomeno che ha finito per essere sdoganato», interviene Roberta Bettoni, operatrice della Cooperativa Lotta contro l’Emarginazione.
«Ci sono due aspetti di questa faccenda: da un lato, in senso negativo, una parte dell’opinione pubblica sembra abituarsi alla presenza di realtà giovanili come i Do.Ra., al limite della legalità, se non illegali; ma d’altra parte ci sono anche giovani (come, in quest’ultimo 25 Aprile, è stato il caso di Collettiva) che invece scendono in piazza e si contrappongono a fenomeni come i Dodici Raggi. Un segnale, quest’ultimo, che è davvero confortante, come le tante altre volte che le risposte sono arrivate».
«ONTA PER LA CITTÀ»
«Non credo che Varese si meriti queste cose», dichiara Giorgio Vicentini, artista di livello internazionale. «Ho visto la trasmissione su La7, “Lago Nero”, ed è stata davvero un’onta per la città. Varese è una città conservatrice, non è certo di sinistra, ma non corrisponde a questi livelli così estremi – spiega Giorgio Vicentini -. C’è poi il rischio che dare spazio e visibilità a questi fenomeni possa dare vita, soprattutto tra i più giovani, a fenomeni di emulazione, effetti a catena».
Ancora più tranciante il giudizio di Filippo Bianchetti, medico di base, da sempre impegnato anche sul fronte immigrazione. «I fascisti non hanno diritto di parola né di espressione politica – dice Bianchetti -. Ma ciò che trovo più scandaloso è che per anni non si siano presi provvedimenti contro questi gruppi, in base alle leggi vigenti, da parte delle autorità. Per i Do.Ra. e le loro iniziative, cartellino rosso e fuori dal campo di gioco. Senza se e senza ma».
SOCIETÀ E MEDIA
C’è anche chi la prende con ironia. È il caso dello scrittore Mauro della Porta Raffo, da tanti conosciuti con l’appellativo coniato per lui da Giuliano Ferrara, il Gran Pignolo. «I Do.Ra.? E chi sono? Chi li ha mai sentiti? Non li conosco. Conosco invece Dora Baltea e Dora Riparia. Quelli sì che li conosco molto bene». Pareri diversi sul fenomeno dei Do.Ra. e su polemiche e scontri che si ripetono soprattutto in occasioni di celebrazioni ufficiali. Opinioni critiche, in gran parte, che si estendono anche a programmi tv e visibilità sui media. Resta il fatto che la società civile varesina è attenta e guarda con curiosità agli sviluppi del caso.
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