IN TRIBUNALE
Figli e moglie contro il “padre padrone”
Cinquantasettenne accusato di maltrattamenti in famiglia: «Si sono inventati tutto»
«Siamo nel 2017 e ci sono tanti femminicidi... Se è finita, le cose le finisco a modo mio, tanto non ho nulla da perdere».
Sono solo alcune delle frasi che un 57enne di Maccagno avrebbe rivolto all’ormai ex moglie e che gli sono costate il rinvio a giudizio per maltrattamenti in famiglia.
Vittime del suo comportamento aggressivo, oltre alla consorte, anche i tre figli della coppia. I quali, nell’aula del Tribunale, hanno descritto il padre come un uomo che li faceva vivere in stato d’indigenza, tanto da dover prendere i vestiti alla Caritas e fare la doccia con l’acqua gelata perché non avevano il gas. E ancora: non li faceva uscire di casa senza permesso e non li portava mai in vacanza. Mentre i soldi li sperperava alle slot machine...
Avrebbe persino portato il figlio di otto anni con sé al mercato alle 4 del mattino per scaricare la merce. E per svegliarlo, quando dormiva troppo, gli avrebbe tirato delle secchiate di acqua in faccia.
Tutte accuse che però l’uomo ieri ha respinto: «Non ho mai picchiato mia moglie né i miei figli. Non è vero niente, hanno detto il falso. Andavamo sempre in ferie in Sicilia, la giravamo tutta, e ci vogliono i soldi per farlo». E quando il giudice Andrea Crema gli ha chiesto perché i suoi famigliari si sarebbero inventati tutto, ha risposto: «Mi fanno pagare l’unico sbaglio che ho fatto, aver dato una sberla a mia moglie quando vivevamo a Como».
Vicenda per la quale è stato già condannato. «Mi hanno cacciato di casa perché avevo perso il lavoro e lei non poteva più vivere nel lusso», ha concluso. Il processo terminerà l’8 settembre, con la requisitoria del pm Antonia Rombolà e le arringhe degli avvocati Ivana Mombelli (difesa) e Romana Perin (parte civile). Infine arriverà la sentenza.
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