RINVIO A GENNAIO
Varese, Giorgetti contro Report
Il processo per diffamazione riunito a quello promosso da Mascetti

«Mogli, camici e cavalli dei paesi tuoi». È questo il titolo del servizio di Report che, il 19 ottobre del 2020, puntò i riflettori su Giancarlo Giorgetti, all’epoca sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, e sull’attività del Pony Club Le Bettole, di Laura e Sara Ferrari, rispettivamente moglie e cognata dell’attuale ministro dell’Economia e delle Finanze. Servizio ritenuto diffamatorio dall’esponente leghista, «presentato al pubblico - si legge nel capo di imputazione - come un personaggio politico avvezzo a favorire i propri parenti a discapito del pubblico interesse».
Da qui l’accusa di diffamazione a mezzo stampa, reato di cui devono ora rispondere l’autore dell’inchiesta, Giorgio Mottola, e il conduttore del programma di Rai 3, Sigfrido Ranucci.
Ma il processo in calendario ieri, lunedì 11 dicembre, davanti al giudice Luciano Luccarelli è stato rinviato a gennaio 2024, su richiesta dell’avvocato Mario Casellato (difensore degli imputati) per riunirlo a quello già aperto a carico dei due giornalisti, in cui è parte offesa (e parte civile) l’avvocato di fede leghista Andrea Mascetti, il cui nome fu abbinato allo stesso Giorgetti nella puntata successiva, il 26 ottobre di tre anni fa, nel servizio “Vassalli, valvassori e valvassini”. Inchiesta in cui - sostiene ancora l’accusa - il ministro veniva dipinto come «avvezzo a favorire indebitamente i propri amici e/o colleghi di partito», tra cui Mascetti, appunto, nel mirino per la sua nomina del cda di Italgas.
Giorgetti, la moglie e l’associazione con sede all’ippodromo (assistiti dall’avvocato Monica Alberti) non si sono ancora costituiti parte civile, ma intendono farlo nella prossima udienza, all’apertura del dibattimento. La puntata incriminata si concentrò, tra l’altro, su quello che veniva definito un «conflitto di interessi pubblico e sotto gli occhi di tutti», ma che per la Procura è «in realtà insussistente». Quello del Pony Club della signora Giorgetti, che aveva ottenuto gli spazi dell’ippodromo in comodato d’uso gratuito. Da qui l’insinuazione - per utilizzare ancora le parole dell’accusa - che non avrebbe pagato «nemmeno un euro», omettendo però di dire che il contratto prevedeva che le spese di manutenzione ordinaria e «ogni altro onere» fossero a carico dell’associazione. E poi c’è il capitolo del tendone per i cavalli, collocato dalla concessionaria Società Varesina Incremento Corse Cavalli Spa: la ricostruzione del programma «induce lo spettatore a ritenere che fosse stato “impiantato” abusivamente dal Pony Club». Un maneggio che la polizia locale di Varese va a controllare nel 2018, «quando l’amministrazione non è più in mano alla Lega», sottolinea Report. Ma l’imputazione evidenzia che in realtà il centrosinistra è al governo dal 2016 e quindi la verifica dei vigili urbani è stata effettuata «autonomamente», senza ingerenze politiche e a prescindere dal colore della giunta.
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