VITA AL LIMITE
Un davanzale come letto: ecco l’albergo dei disperati a Varese
Cartoni, pentole, coperte e abiti stesi ad asciugare nel parcheggio della stazione Rfi

Una casa improvvisata fatta di 30 centimetri di cemento stretti e lunghi. Una sorta di davanzale del vecchio edificio della ferrovia. Le rientranze delle saracinesche tirate giù o dei mattoni che chiudono gli ingressi sono l’unica parete di giacigli-abitazioni che di improvvisato non hanno nulla. Siamo a Varese, in un parcheggio, quello “non custodito” ma super automatizzato, come recita il cartello “Park gruppo Ferrovie dello Stato Italiane”. Un parcheggio che per fortuna esiste, in un’area come quella appena rinnovata delle stazioni dove di posti auto ne sono stati tagliati alcune centinaia (leggi piazzale Kennedy).
CARTONI, COPERTE E PENTOLE
A chi passa di lì, a chi parcheggia lì non può non cadere lo sguardo su un mondo parallelo e nemmeno tanto nascosto. Cartoni, coperte, pentole, sacchetti con dentro cianfrusaglie, abiti stesi ad asciugare. Nel parcheggio della stazione Rfi di Varese che tutti chiamano ancora “dello Stato” c’è un altro mondo, oltre a quello che corre lavora e studia nell’area stazioni, appena rifatta. ì abitano, o almeno dormono, parecchi clochard. L’albergo dei disperati è ricavato nello spazio delle saracinesche chiuse di un vecchio edificio della stazione che confina con il parcheggio utilizzato da decine e decine di persone ogni giorno. Non solo pendolari. Anche chiunque debba recarsi a fare commissioni o lavori in centro. I senzatetto vivono lì, di giorno spariscono, la sera ritornano. Persone invisibili di cui rimangono tracce ben evidenti. Un muretto di pochi centimetri come casa, un briciolo di tettoia retaggio di quell’edificio dei ferrovieri la cui parte davanti che dà sui binari è stata recintata anni fa, proprio in seguito alle tante denunce di bivacchi e giacigli improvvisati sotto il portico. Reso inaccessibile, con il tempo i disperati si sono spostati dalla parte opposta dell’edificio.
LA TRAGEDIA
Un senzatetto aveva trovato rifugio e la morte nell’ex deposito. John, un domenicano di 43 anni, trovato senza vita nel vecchio deposito della stazione il 21 gennaio del 2024. Eppure ora per quelle anime sole, è un posto tranquillo, forse un po’ meno per chi li vede in azione anche se diventano ombre quasi invisibili di giorno.
L’articolo completo sulla Prealpina di mercoledì 11 giugno, in edicola e disponibile anche in edizione digitale.
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