L’INCONTRO
«No alla paura dell‘altro»
Contro il pregiudizio sull’immigrazione: padre Alex Zanotelli coi ragazzi di Isis Newton e Ipc Einaudi in Sala consiliare

Il mondo racchiuso in una sciarpa multicolore.
Le tonalità rappresentano le civiltà, le culture e le religioni della terra e la sintesi è “la convivialità delle differenze”, espressione che padre Alex Zanotelli mutua dal vescovo di Molfetta, Tonino Bello per rivolgersi ai giovani che ascoltano al Salone Estense.
Sono 180 studenti del Liceo linguistico Manzoni, dell’Isis Newton e dell’Istituto Einaudi: ascoltano attenti parole grandi, dette con decisione da un uomo esile e umilmente immenso, tanto quanto lo sono quei valori cui dà voce.
Da decenni, animato dalla propria fede e da un’esperienza di vita che lo ha portato nelle zone più remote del mondo, porta avanti la cultura della pace e della giustizia sociale.
«La sfida che voi avete tra le mani è riuscire a intersecare tutte le differenze. Altrimenti, il destino sarà un’umanità che si sbrana vicendevolmente», così si è rivolto ai ragazzi nel finale del suo intervento, durante il quale ha toccato temi importanti, dal razzismo alla cura da mettere nei confronti di un altro diverso da noi.
«Ci prende la paura - ha sottolineato - ma è proprio da quell’incontro che nasce la nostra ricchezza».
Su tutto, lo scenario complesso del mondo d’oggi, in cui sembrano avere la meglio le diseguaglianze economiche tra pochi ricchissimi e tanti poveri, la corsa alle armi, le problematiche dell’ambiente e la contesa delle risorse minerarie dell’Africa, la libera circolazione delle merci in contrasto con le frontiere che vengono chiuse agli esseri umani, che scappano da paesi nei quali la stessa “tribù bianca” favorisce la guerra e l’oppressione.
«Voi siete chiamati a rimediare agli errori commessi dalla mia generazione. Spendete il vostro tempo nella ricerca e nello studio per diventare cittadini coscienti, informati e che sanno usare la parola per dire la verità al potere».
Zanotelli mancava da Varese dal 2003 e la mattinata con gli studenti si inserisce in un fitto programma di appuntamenti, tra cui quello di domani sera, martedì 9 aprile, con il sindaco di Riace Mimmo Lucano (Salone Estense alle ore 21).
SALONE ESTENSE GREMITO
Nell’incontro di oggi, lunedì 8 aprile, organizzato dallo Sportello Scuola Volontariato, coordinato da Lella Iannaccone, con i Missionari comboniani del Cuore di Gesù, padre Maurizio Balducci e fratel Antonio Soffientini e moderato dal giornalista Mario Visco, sono stati diversi i contributi e le testimonianze sul tema dell’inclusione e della lotta al razzismo.
Innanzitutto, dopo gli onori di casa fatti dall’assessore ai Servizi educativi, Rossella Di Maggio, è stato proiettato un bel video realizzato in classe dagli studenti dell’Isis Newton sul pregiudizio, «il quale - hanno detto gli studenti - modifica le percezioni. Ognuno di noi ne ha, siamo partiti dal rapporto dell’ispettorato americano sull’immigrazione italiana nel 1912, cui segue una comparazione con i nostri pregiudizi di oggi».
Il secondo video è stato quello proposto dagli studenti della V A dell’Einaudi: un viaggio toccante tra lo stupore dei bambini (col finale della Vita è Bella di Roberto Benigni) e il testamento pubblico di Martin Luther King del 28 agosto 1963 davanti al Lincoln Memorial di Washington per riaffermare che la verità è un percorso da condividere e non un qualità personale di cui rivendicare l’assoluto possesso.
Due poi sono state le testimonianze, quella del musicista Valentin Mufila, originario della Repubblica Democratica del Congo e in Italia da otto anni.
«Non avevo il sogno di venire in Europa - ha spiegato prima di omaggiare i presenti con diversi assaggi musicale tratti dal suo repertorio musicale, conosciuto e apprezzatissimo da tanti allievi di scuole elementari varesini con cui collabora -. Sono arrivato per assistere mia madre che vive qui da diciotto anni e sto vivendo una buona interazione, parola che preferisco di gran lunga a integrazione: in tutte le società ci sono dei valori da portare, insieme si può fare un bel mix».
La seconda testimonianza è arrivata da Grace Kantengwa, ruandese, cresciuta nei campi profughi dell’Uganda, un’infanzia segnata dalle privazioni di un paese in guerra e dalla difficoltà di avere un’istruzione contro il destino che, invece, l’avrebbe voluta sposa giovane di un uomo non desiderato.
Poi, la svolta in Italia grazie all’aiuto dei Missionari comboniani e la decisione di impegnarsi per raccogliere fondi per il sostegno scolastico a distanza perché “’istruzione è ciò che rende liberi.
Il racconto della guerra da lei vissuta da bambina Tutsi prima e poi da adulta, facendo i conti con una famiglia spazzata via dall’odio e dalla violenza a uso e consumo dei profittatori (nel caso i “colonizzatori” belgi) che armarono gli Hutu per sfruttare le ricchezze minerarie del Rwanda.
«Tante sono state le mie esperienze di vita - ha però concluso Grace -. Ormai sono qui da 40 anni: eppure, non ho ancora capito in che cosa voi e io dovremmo essere diversi».
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