PIANO STAZIONI
«Murati dietro il cantiere»
I commercianti: clienti dimezzati.Due giorni di lavoro, poi più nessuno

«I cartelli che abbiamo fatto fare a nostre spese e che indicano che siamo aperti, arrivano lunedì. Se ci avessero avvisati prima, avremmo evitato questo deserto per tutta la settimana nel negozio».
Snocciolano un raccapricciante «50 per cento in meno», gli esercenti. Gli affari vanno a picco con il piano stazioni. Lo sfogo è del responsabile di “Moreno”, il negozio che sorge davanti alla prima area di cantiere transennata nella notte tra domenica e lunedì scorsi. «Siamo murati vivi...», commenta con un pizzico di ironia il responsabile del punto vendita, Ivano Giacomuzzo. Ironia che cade del tutto ascoltando gli altri commercianti di quel tratto di viale Milano e di piazzale Trieste.
Piano stazioni: la prima fase dei lavori, presentata lo scorso sabato in Comune con il nuovo brand “Varese futuro”, parte tra le difficoltà. Eppure basterebbero indicazioni certe per i pedoni e un paio di informazioni ai negozianti che non li facciano sentire desolatamente abbandonati. Con un’area di sosta cancellata e senza nessun operaio visibile.
Commercianti rassegnati al cantiere, nella speranza che in futuro qualcosa di buono porterà, preoccupati per l’assenza di parcheggi (una cinquantina quelli eliminati ora con l’area impacchettata davanti alla Confartigianato), stizziti perché «abbiamo visto lavorare qui per due giorni, poi più nessuno».
Vero è che l’area è immensa, però «lascia perplessi che non ci sia nessuno a lavorare dove hanno tolto i posti auto». Ieri mattina, tecnici e dirigenti del Comune (il progetto da 18 milioni di euro ha causato più di una preoccupazione all’assessore alla partita Andrea Civati) erano all’interno dell’area recintata, dove tra le cose fatte c’è una sorta di “carotaggio”, sono state tolte parti di asfalto, forse per verificare nel sottosuolo. Sotto vi è infatti un piano dell’area vendite di “Moreno”.
Da che mondo è mondo ai cantieri seguono sempre le proteste ed è sempre difficile digerire che davanti alle proprie vetrine ci siano disagi. Certo è che la recinzione arancione e pure un ampio telo bianco (che presumibilmente verrà tolto non appena gli scavi più invasivi saranno terminati), non invogliano i clienti a raggiungere i negozi. Che sembrano chiusi.
Il passaggio finale tra viale Milano e l’angolo con via Orrigoni consente di raggiungere le vetrine (un negozio, aperto un mese e mezzo fa, di prodotti dell’Europa del’Est, Mini Mix), solo da via Orrigoni o via Medaglie d’Oro. I gestori sapevano dell’avvio dei lavori, ma non pensavano a tanti problemi.
Rimane il cartello con scritto “pedoni a destra” nel punto del cantiere in realtà chiuso al passaggio. Dicono che molti scavalcano le transenne in ferro e che camminano rischiando di essere portati via dalle auto che provengono dal tratto di viale Milano o di via Casula più vicino a Biumo, o da via Piave. La proposta dei commercianti è di disegnare strisce pedonali momentanee proprio all’altezza dell’ultimo semaforo prima dell’incrocio con via Orrigoni-Piave, per evitare che i pedoni attraversino lo stesso in un punto in semicurva e molto pericoloso.
I clienti del comparto dicono che «non sappiamo più da dove passare» ma soprattutto che i percorsi alternativi non sono segnalati. Per accedere al palazzo della Confartigianato si deve o passare da via Morosini o dalla stradina, a metà di via Orrigoni, che porta alla scalinata e al portico di collegamento con la piazza. Una valvola di sfogo non segnalata, comunque (e dove oggi, peraltro, vi saranno dei lavori urgenti e degli scavi su cavi elettrici). L’area di parcheggio di fronte alla stazione dovrebbe rimanere chiusa fino al 6 marzo. Così recita l’ordinanza. Chi lavora e gravita nella zona, fa il tifo perché i tempi vengano rispettati.
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