IL SISTEMA CAIANIELLO
Bordonaro patteggia: è libera
Due anni la pena concordato. L’ex presidente di Accam, lascia i domiciliari

Dopo il secondo, proficuo, interrogatorio Laura Bordonaro ha concordato con il pubblico ministero Luigi Furno un patteggiamento a due anni.
E da ieri, venerdì 19 luglio, l’ex presidente del consiglio di amministrazione di Accam è tornata in libertà dopo oltre due mesi di arresti domiciliari.
Il gip Raffaella Mascarino ha accolto l’istanza degli avvocati Carlo Alberto Cova e Lorenzo Meazza, riconoscendo l’ampia collaborazione resa e la volontà di accettare l’applicazione della pena.
Laura Bordonaro avrebbe infatti confermato e spiegato nel dettaglio il meccanismo della decima, ossia le retrocessioni di denaro imposte da Nino Caianiello ai suoi adepti, che collocava strategicamente ai vertici delle società partecipate o a cui faceva affidare incarichi e consulenze.
L’ex manager - che in passato era stata anche presidente di Eva onlus - subito dopo l’esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare della Dda aveva già concesso alcune rivelazioni agli inquirenti, una su tutte quella che coinvolgerebbe l’ormai ex eurodeputata Lara Comi, e Carmine Gorrasi, ex responsabile azzurro della provincia di Varese, che è difeso dall’avvocato Roberto Craveia.
Bordonaro disse di aver sentito i principali indagati «discutere della necessità di costituire delle società per far transitare dei soldi per finanziamenti elettorali e per far tornare parte dei soldi a Caianiello stesso».
Le accuse al sistema gestito da Caianiello sono così ben strutturate che per il leader di Forza Italia, che è difeso dall’avvocato Tiberio Massironi, non ci sono previsioni di uscire dal carcere di Opera a breve termine. Ma non è da escludere che il sessantatreenne protagonista della scena politica per oltre vent’anni, decida di farsi interrogare nuovamente dal pm Furno, partendo da presupposti diversi da quelli da cui si è mosso fino adesso.
Del resto le testimonianze raccolte contro di lui sono superiori alle aspettative degli inquirenti stessi.
La sensazione è che il premio alla gola più profonda andrà ad Alberto Bilardo, segretario gallaratese del partito e uno degli uomini più attigui a Caianiello. Ormai le sue ottocento pagine di deposizione sono diventate proverbiali e ieri, venerdì 19 luglio, - assistito dall’avvocato Roberto Aventi - ha parlato per altre otto ore con il pm Furno e per martedì 23 luglio è previsto un nuovo interrogatorio.
L’intenzione è di patteggiare, l’ideale per lui sarebbe attestarsi sui due anni - come Bordonaro e il costruttore Pier Tonetti, che però ha risarcito allo Stato anche 50mila euro - ma ancora non ci sono certezze.
Molte delle sue dichiarazioni devono essere riscontrate, altre necessitano di precisazioni.
Sono diversi i soggetti chiamati in causa dalle sue rivelazioni e daranno vita a nuove indagini. Intanto a giorni la Dda chiederà il giudizio immediato per i destinatari delle misure cautelari.
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