IL CASO
Elia, quella fuga sui tetti, l’ipotesi del sindaco: «È nei paraggi»
L’episodio del settembre scorso a Cadrezzate e il trasferimento nella casa lavoro in Emilia. Robustellini: «Mi auguro un suo passo verso la completa riabilitazione sociale»
«Lo stavano cercando e c’è stato un tourbillon di forze dell’ordine cui il paese ha assistito. Ricordo bene. Era il 23 settembre scorso».
A parlare è il sindaco Cristian Robustellini, sintesi ufficiale della vox populi che in questi giorni riempie di non detto e sguardi di sottecchi i dubbi - e le malcelate certezze - delle quasi tremila anime che popolano Cadrezzate con Osmate.
Elia Del Grande, prosegue Robustellini - «è riuscito a scappare ricavandosi una via di fuga attraverso i tetti di casa sua, sopra il forno dei Del Grande ma poche ore dopo è stato riacciuffato dalle forze dell’ordine e portato in quella Casa Lavoro dalla quale è evaso giovedì 30 ottobre».
Il motivo della fuga
Il sindaco non si sbilancia
«Non spettano a me le indagini e per quel che mi riguarda ho piena fiducia nelle forze dell’ordine e della magistratura. Oltretutto Elia aveva preso la residenza in paese da un paio d’anni e si faceva vedere ogni tanto nei locali della zona. Lavorava anche come giardiniere per una cooperativa che ha sede qui vicino. Insomma, all’apparenza aveva intrapreso un percorso di reinserimento sociale come tanti».
Allora perché scappare?
Due le ipotesi: la prima è che Elia avesse avuto informazioni ufficiali dal giudice di sorveglianza, che ne avrebbe ordinato la detenzione di sei mesi in quella residenza ibrida tra carcere, casa lavoro e luogo di cura di soggetti socialmente pericolosi che è l’ex forte pontificio di Castelfranco Emilia.
Da qui, il tentativo di sottrarsi a un’ordinanza che lo stesso Del Grande riteneva «ingiusta», così come ha fatto sapere nei giorni scorsi attraverso i social.
La seconda ipotesi, che circola sottovoce in paese, è che si sia invece sottratto all’obbligo di firma quotidiano alla Stazione dei carabinieri di Angera. Un’ipotesi che però non regge con l’interesse specifico di Del Grande a restare comunque in libertà, seppure con una limitazione burocratica.
Paura di Elia
Inutile nasconderselo. Basta girare in paese per raccogliere, col pretesto d’un caffè, tessere un sentimento comune: l’ultimo colpo di testa di Elia non fa dormire sonni tranquilli, alla luce di quel che avvenne ventisette (ventotto il prossimo 7 gennaio) anni or sono: l’omicidio di padre, madre e fratello.
Ma quale «colpo di testa», se Elia da due anni stava seguendo un percorso tutto sommato lineare?
Chi lo conosce, e a Cadrezzate sono tanti - ma chiedono tutti l’anonimato - ipotizza: «Screzi personali ci sono stati in questi due anni. Cose banali. Anche qualche sua genialataestemporanea, che però non è confermata dai carabinieri, come quella di prendere in prestito non autorizzato un’imbarcazione l’estate scorsa».
Insomma, fatti che per una persona che non ha limitazioni giuridiche magari passano sotto traccia e che all’occhio delle autorità hanno un altro peso».
Detto così, sembra poco per temere la presenza di Elia in paese.
Riprende Robustellini: «Qualche voce m’è arrivata così come me ne arrivano tante altre che poi si sgonfiano da sole. Però ne approfitto per dire ai miei concittadini che non devono avere paura. Certo, capisco e condivido sino in fondo la loro profondissima amarezza per una ferita che s’è riaperta di colpo per un fatto di cronaca. Ma come sindaco sarò sempre baluardo invalicabile di tutti i cadresmatesi. E mi auguro che il primo segnale lo dia Elia, facendo un passo deciso e decisivo nel riconsegnarsi a quel percorso che lo Stato ha previsto per la sua completa riabilitazione sociale. Essendo un uomo delle istituzioni ma anche come cittadino privato, mi sento di aggiungere anche che, piaccia o non piaccia, i provvedimenti della magistratura devono essere rispettati. Se un giudice di sorveglianza ha emesso un provvedimento di una nuova restrizione, volta a riverificare la sua pericolosità sociale, ritengo che tale decisione sia fondata su evidenze oggettive e non certo per il piacere di togliere Elia da un percorso lavorativo e di vita normalegià incardinati».
Il j’accuse di Elia sui social
Che ne pensa il sindaco della lettera-accusa al sistema giudiziario italiano?
«Credo che questo sfogo pubblico porti comunque la sua firma. Sui suoi contenuti non sono d’accordo appieno. Credo che Elia avrebbe potuto manifestare il proprio dissenso senza fuggire rispetto a un’invivibilità imposta da una legislazione datata, e fors’anche per questo valida ancora oggi, ma sempre suscettibile di eventuali miglioramenti. Insomma, forse avrebbe fatto meglio a scrivere quella lettera, protestando le proprie ragioni, senza dover fuggire in modo così eclatante. E se vogliamo stravagante.
Il ritorno di fiamma. A casa
«Un sindaco è anche il recettore di tutta una serie di pensieri, ipotesi, lagnanze del vivere comune e dei rapporti tra le persone. Pettegolezzi inclusi. Anche in questa circostanza ho appreso dalla voce di popolo che Elia stava ricostruendosi una nuova vita sul piano sentimentale, effettivamente con una sua vecchia fiamma. Una donna che abita e lavora nella zona».
E quindi, secondo lei, Elia dove si trova oggi?
«Posto che non sono un indovino, in una recente dichiarazione resa alla stampa lui stesso ha affermato che si sente cadrezzatese. Se è vero che ha un sentimento così forte di appartenenza alle proprie radici, posso propendere a una riconducibilità della sua presenza, se non a Cadrezzate, comunque nei paraggi».
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