LA SENTENZA
Cassani-Sinti, al sindaco il primo round
Processato per diffamazione, il primo cittadino è stato assolto e la controparte condannata a pagare le spese legali
Non fu diffamazione. Secondo il tribunale di Busto non sono da considerarsi diffamatorie le dichiarazioni con cui il sindaco di Gallarate, Andrea Cassani, nell’estate del 2021 disse che in via Lazzaretto i sinti che erano tornati a vivere nel vecchio accampamento si erano allacciati in maniera abusiva alla fornitura dell’acqua.
Dunque il primo cittadino non è chiamato a rifondere le famiglie del risarcimento da 250mila euro che era stato chiesto da chi aveva avvertito nelle parole dell’amministratore una lesione della propria dignità.
La decisione del tribunale è di pochi giorni fa e si fonda sul fatto che non sarebbero esplicitamente riconoscibili le persone a cui erano dirette le affermazioni del capo dell’esecutivo gallaratese. Ai sinti che avevano fatto causa è stato prescritto il pagamento delle spese legali, per circa 9mila euro. L’avvocato delle famiglie tornate in via Lazzaretto, Luca Bauccio, preannuncia il ricorso. «Una sentenza per noi inaccettabile, stiamo già preparando l’appello alla Corte d’Appello», fa sapere. «È come se in via Lazzaretto ci fosse un condominio da cinquanta famiglie e il Comune non sapesse chi sono».
La causa per diffamazione contro Cassani era arrivata al culmine di un lunghissimo braccio di ferro tra il Comune di Gallarate e le tre famiglie che nel corso dell’estate erano tornate con le loro roulotte all’interno dell’ex accampamento smantellato dall’amministrazione nel 2018.
© Riproduzione Riservata