IL PRIOCESSO
Delitto Bossi: «Vogliamo tornare in casa»
Busto Arsizio: gli avvocati di Douglas chiedono un nuovo sopralluogo

L’aggressione all’agente di polizia penitenziaria, la discussione con un altro detenuto, la notte trascorsa in una cella che non era la sua, il pizzino fatto arrivare al coimputato: i testimoni citati ieri, martedì 7 ottobre, dall’avvocato Nicolò Vecchioni, legale di Michele Caglioni, nel processo per l’omicidio di Andrea Bossi (risale alla notte tra il 26 e il 27 gennaio 2024), miravano a tracciare la personalità di Douglas Carolo evidenziandone il comportamento all’interno del carcere di Busto. «Sveglio, deciso».
L’avvocato Vecchioni ha prodotto le relazioni di servizio firmate dalla direttrice Maria Pitaniello, sentita in aula su circostanze che però non è stata in grado di ricordare con esattezza. Del resto il sovraffollamento di via per Cassano è notoria e sarebbe impossibile tenere a mente le condotte di ogni singolo recluso.
IL GIALLO DELLA FODERA
Le difese hanno poi avanzato nuove richieste: tornare sul luogo del delitto, dare la possibilità a Carolo di completare l’interrogatorio (che settimana scorsa ha interrotto dopo quasi cinque ore di esame), disporre un confronto tra i due imputati e dichiarare inutilizzabili le intercettazioni captate nell’auto dei carabinieri la mattina degli arresti.
Idem per gli atti relativi al rinvenimento del coltello dopo otto mesi dall’omicidio: le prime tre richieste sono state avanzate dai difensori di Carolo. A parere degli avvocati Vincenzo Sparaco e Giammatteo Rona i rilievi dei carabinieri nell’abitazione di Andrea Bossi non furono accurati e completi, «nessun sopralluogo in bagno né in cucina, quindi è necessario provvedere ora». Tanto più che nella lavatrice «potrebbe esserci la federa a righe del cuscino sporco di sangue», ha fatto notare Rona.
Il pm Giulia Grillo e il difensore di parte civile Davide Toscani si sono opposti. E dal presidente della Corte d’assise Rossella Ferrazzi è arrivato un doppio no sul faccia a faccia dei ragazzi e sulla prosecuzione dell’esame di Carolo. Si è riservata invece sul nuovo accesso in via Mascheroni: si pronuncerà settimana prossima.
PROVE INCOSTITUZIONALI
La quarta richiesta è dell’avvocato Nicolò Vecchioni, difensore di Michele Caglioni Marangon: la Corte (il giudice Daniela Frattini e i popolari a latere) ha accolto la questione sollevata sulle cimici nell’auto di servizio. «C’è stata una violazione del processo equo», quindi tutte le confessioni di Caglioni ottenute e sollecitate a caldo («le cose devi dirle, come se stessi parlando allo specchio, non ti giudichiamo, siamo qua per darti una mano») non possono entrare nel processo. Sono utilizzabili le conversazioni successive, captate in caserma, tra Michele e Douglas: «Non siamo stati noi, capito? Lo sai anche tu, a me hanno fatto vedere la foto, e c’eri tu così, stavi prelevando, anche se quella sera eravamo tutti fattissimi», è l’indicazione che arriva da Douglas. E ancora: «A te cosa han detto? detto tutto...faccio, mi avete trovato, punto e basta». Michele dopo un po’ prende la parola: «Te lo giuro, quello» e si mettono a ridere. Poi Caglioni prosegue: «Dopo un po’ è scrocchiato così». È una delle tante frasi incomprensibili su cui gli inquirenti cercano di fare luce da oltre un anno.
Il legale di Caglioni ha ottenuto l’inutilizzabilità delle intercettazioni nell’auto dei carabinieri
L’omicidio risale alla notte tra il 26 e il 27 gennaio 2024. Gli imputati si accusano
a vicenda
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