BOTTA E RISPOSTA
Derby del ghiaccio. «Como fuoripista»
Bianchi al sindaco del Lario: «Non vi serve un Centro federale ma un impianto per le società. Prendete esempio da Varese»
Entrambi sindaci (uno in realtà ex), entrambi in passato giocatori di hockey. Al ghiaccio loro danno del tu. Ma stavolta “giocano” su fronti opposti. Uno è il primo cittadino di Como, Alessandro Rapinese, entrato in aspra polemica con Varese per la “concorrenza” nella realizzazione del Centro federale del ghiaccio; l’altro è Matteo Bianchi, due volte sindaco a Morazzone, già parlamentare. Ebbene Rapinese ha strigliato Varese invitandola a «vergognarsi» per la richiesta di fare sul proprio territorio il Centro federale, dopo che ha inaugurato da poco un palazzo del ghiaccio. Bianchi gli sottrae il “disco”: «Varese non ha nulla di cui doversi vergognare».
«ECCO PERCHÉ VARESE»
La premessa di Bianchi: «Il ministero dello Sport, tramite i fondi del Pnrr, ha giustamente indicato la Lombardia per il nuovo Centro federale del ghiaccio. In quest’ottica, la piazza di Varese ha dimostrato resilienza, competenza e vitalità in tutte le discipline del ghiaccio, dall’hockey al pattinaggio, dallo sled hockey al curling. Il primattore a cui si pensa in Lombardia non può che essere quindi Varese». Ma Como non ci sta. «Il sindaco Rapinese - spiega Bianchi - sceglie un percorso concettualmente sbagliato per quella che è la loro esigenza e cioè di un impianto per le associazioni sportive. A Como non serve un Centro federale dove vanno ad allenarsi le nazionali. Qui sta il grande equivoco: un conto è il Centro federale altro è un palazzo del ghiaccio per le realtà sportive locali. Non vanno confusi. Sarebbe come dire che la Fiorentina nel calcio va ad allenarsi a Coverciano, che è il centro federale. No, si allena nel suo stadio». In questo senso «il Centro federale del ghiaccio è complementare al palazzo del ghiaccio locale». E Varese avendo il secondo che pare reggersi bene da un punto di vista di sostenibilità economica, vanta quindi i requisiti per chiedere il primo. Una sorta di causa-effetto. Che manca al capoluogo sul Lario.
«SE COMO... »
«Se Como - spiega Bianchi - punta a un progetto per un palazzo del ghiaccio, deve seguire un altro percorso, quello fatto da Varese: il Comune deve coinvolgere i privati e arrivare a un project financing. Gli impianti del ghiaccio sono i più costosi da un punto di vista energetico. Il problema non è costruirli ma mantenerli». «Il palazzo del ghiaccio di Varese è overbooking e questo risponde al piano finanziario dell’azienda che ha vinto il bando. Se fossi il sindaco aprirei quindi al confronto col mondo dell’imprenditoria comasca per capire se c’è una sinergia per una progettualità economicamente sostenibile».
Bianchi fa inoltre notare che sul nuovo impianto di via Albani c’è stata ampia e totale convergenza, anche in Consiglio comunale tra maggioranza e opposizione. «Nulla è arrivato per caso, la città si è rimboccata le maniche» osserva il leghista ex giocatore di hockey.
«NON CI SONO SCORCIATOIE»
«In Regione - prosegue - andrei a chiedere un contributo, consapevole però che le risorse vanno poi trovate anche altrove, nel mondo privato». «Quella del Centro federale, oltre a non essere l’esigenza che ha Como, è una soluzione che non vorrei venisse intesa come una strada semplice, una scorciatoia». Da ultimo: chi era più bravo col bastone tra Rapinese e Bianchi? Il varesino: «Non so, abbiamo giocato in tempi diversi. Di sicuro, il blasone di Varese è superiore». Uno a zero.
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