IL BLITZ
Droga, maxi operazione tra Lombardia e Piemonte
Ventitré persone nella rete della Polizia di Stato. Indagini partite da Novara
Spacciavano anche nel Milanese. All’alba di oggi, mercoledì 1 giugno, la Polizia di Stato di Novara ha sgominato una banda di pusher, composta da italiani, albanesi e marocchini residenti nel Novarese, che agiva anche a Novara e nel Torinese. Quattro persone sono finite in carcere, tre ai domiciliari e per altre cinque è stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria; 11, infine, i denunciati a piede libero. Tutte le misure sono state emesse dal Tribunale di Novara su richiesta della locale Procura della Repubblica. Complessivamente, sono stati sequestrati oltre 14 chili di marijuana, 300 grammi di cocaina e un chilo di hashish. Le perquisizioni, che hanno interessato anche la zona di Lodi e a cui ha partecipato l’unità cinofila di Torino, sono state 23: a effettuarle una novantina di agenti. Due degli indagati questa mattina sono stati arrestati in flagranza, in quanto trovati in possesso di circa 25mila euro in contanti, di 100 grammi di cocaina, altrettanti di marijuana e 700 di hashish, e della strumentazione necessaria alla preparazione delle singole dosi: un bilancino di precisione per il peso, un taglierino e della plastica.
LE INDAGINI
Le indagini condotte dalla squadra mobile della Questura, comandata da Massimo Auneddu, sono iniziate nel giugno del 2021 e hanno preso origine da un precedente arresto in flagranza di reato avvenuto alcuni mesi prima. Da alcuni dettagli, gli investigatori avevano capito che il fermato era probabilmente inserito in un ampio contesto criminale, sia per la tipologia di stupefacente che vendeva, cocaina purissima, sia per i contatti che doveva necessariamente avere per ottenere quella sostanza. L’operazione conclusasi oggi ha messo in evidenza, in particolare, che dalle mani di quattro uomini di età compresa fra i trenta e i quarant’anni passavano ogni mese fino a 20/30 chili di marijuana e su per giù un chilo di cocaina. I proventi erano talmente alti da consentire loro un tenore di vita molto elevato. In più erano considerati dei punti di riferimento per altri pusher novaresi che acquistavano da loro la droga per poi rivenderla. I guadagni da alcuni venivano utilizzati per soddisfare dei “vizi”, in altri erano l’unico mezzo di sostentamento di intere famiglie dal momento che più di un indagato ha lasciato il proprio posto di lavoro per dedicarsi a tempo pieno allo spaccio.
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