LE SANZIONI
Abusi edilizi: multe ai sinti
Il Comune pretende 20mila euro da ogni famiglia sgomberata. La replica: «Sono nullatenenti»
La lettera sta arrivando in questi giorni nelle case delle famiglie sinti che sono state sgomberate da via Lazzaretto alla fine del mese di novembre dell’anno scorso.
È l’Ica - cioè la società che si occupa di riscuotere le imposte comunali - che intima ai nuclei di versare ognuno la cifra di 20mila e 25 euro. Il tutto con riferimento alle ordinanze emesse dal Comune nell’agosto scorso e relative agli abusi edilizi nell’accampamento di via Lazzaretto.
Siccome i nomadi non hanno mai provveduto a demolire quanto risultava abusivo, l’ente locale - tramite l’Ica - notifica l’ingiunzione di pagamento, con cifra da versare entro trenta giorni.
Si tratta, insomma, di una sanzione per non aver adempiuto a un obbligo di legge.
MESSI LÍ DAL COMUNE
La notifica delle ingiunzioni di pagamento è l’ennesimo capitolo di una vicenda che si trascina ormai da ben più di un anno, da quando è iniziato l’iter che ha poi portato allo sgombero dal campo di Cedrate il 30 novembre.
La procedura è stata messa in atto nonostante fosse stato lo stesso Comune a mettere lì le famiglie nomadi una decina di anni fa, spostandole dall’allora collocazione in via De Magri.
«RIDATECI IL TERRENO DI CEDRATE»
All’arrivo delle lettere dell’Ica, i sinti hanno, naturalmente, reagito male, già esausti e amareggiati da quel che è successo in questi lunghi mesi.
Alcuni ora si trovano negli immobili popolari provvisori (fino al 30 settembre), altri non hanno ancora trovato una sistemazione precisa.
Nella maggior parte di essi serpeggia la volontà di tornare in via Lazzaretto, ma sarebbe la reiterazione di un abuso che li metterebbe definitivamente dalla parte del torto.
«Faremmo di tutto per riuscire a pagare queste ingiunzioni, facendoci aiutare da amici e parenti, se ci fosse la sicurezza da parte del Comune di ridarci il terreno di Cedrate», avanza un’ipotesi Pino Saccone, rappresentante della comunità.
Ma la strada, considerato il duro braccio di ferro con il Comune, appare al momento impraticabile.
«SPERPERO DI DENARO PUBBLICO»
È il loro legale Pietro Romano, allora, a descrivere ciò che sta succedendo, non senza utilizzare l’arma dell’ironia.
«Questa ingiunzione è l’ennesimo sperpero di denaro pubblico perché non porterà a nulla. Lo sa lo stesso Comune che i sinti sono nullatenenti, tant’è che sono andati in cima alla graduatoria per l’assegnazione degli alloggi popolari d’emergenza. Nonostante qualcuno dicesse che avevano beni di lusso e piscine jacuzzi».
Ma c’è un altro episodio che preoccupa Romano.
«Siamo stati in Comune - spiega - per rifare le carte d’identità perché servivano per l’iscrizione dei bambini a scuola. Ci hanno detto che ce le facevano avere entro dieci giorni ma non si è più visto nulla. Non vorrei che ci fosse un ordine dall’alto di cancellarli dall’anagrafe. Anche in questo caso sarebbe una scelta, oltre che ingiusta, inutile, perché chiunque rimane residente nell’ultimo Comune di residenza fino a nuova assegnazione».
«Mio figlio vede le ruspe e piange»
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