LOS ANGELES
Jimmy Kimmel torna in tv e attacca Trump

(di Lucia Magi)
(ANSA) - LOS ANGELES, 23 SET - "Come stavo dicendo prima di
essere interrotto…" Così Jimmy Kimmel ha esordito ieri sera,
tornando in onda dopo una settimana di sospensione imposta dalla
rete Abc. Al centro di un acceso dibattito sulla libertà di
espressione negli Stati Uniti della seconda era Trump, il comico
ha affrontato con franchezza e senza giri di parole la
controversia che ha travolto il programma, dopo un commento
sull'identità e le motivazioni del presunto assassino
dell'attivista trumpista Charlie Kirk.
Al suo ingresso in studio, nel teatro sull'Hollywood
Boulevard che porta il suo nome, il pubblico lo ha accolto con
diversi minuti di applausi e cori che scandivano "Jimmy". Kimmel
ha presentato quattro volte gli Oscar e tre volte gli Emmy, ma
forse mai un suo monologo era atteso con tanta trepidazione.
"Non so chi abbia avuto 48 ore più strane, io o l'amministratore
delegato della Tylenol. È stato travolgente", ha cominciato,
rompendo per la prima volta il silenzio.
"Il nostro governo non dovrebbe avere il potere di
controllare ciò che diciamo o non diciamo in televisione, e
dobbiamo difendere questo principio. Ho riflettuto molto su cosa
dire stasera e la verità è che non credo che le mie parole
possano fare molta differenza: se vi piaccio, vi piaccio; se no,
non vi piaccio. Non ho la pretesa di cambiare l'opinione di
nessuno. Ma c'è una cosa che voglio chiarire: mi importa come
essere umano. Voglio che capiate che non è mai stata mia
intenzione scherzare sull'omicidio di un giovane".
Con la voce spezzata, ha proseguito: "Non è mai stata mia
intenzione attribuire la colpa a un gruppo specifico per le
azioni di un individuo chiaramente instabile. Cercavo proprio di
fare il contrario. Ma capisco che qualcuno si sia sentito
offeso, o non abbia capito, o entrambe le cose. E a chi si è
sentito preso di mira dico: capisco la vostra rabbia. Se fosse
successo a parti invertite, mi sarei sentito allo stesso modo".
E ha poi chiarito: "Non credo che l'assassino di Kirk
rappresentasse nessuno. Era una persona malata che pensava che
la violenza fosse la soluzione, e non lo è mai".
Kimmel ha ringraziato il pubblico e i colleghi conduttori dei
late show che si sono spesi in suo favore: "Ho sentito anche
conduttori di programmi di altri Paesi, dall'Irlanda e dalla
Germania. Quello in Germania mi ha offerto un lavoro. Potete
immaginare? Questo Paese è diventato così autoritario che
persino i tedeschi dicono: vieni qui".
Poi ha aggiunto: "Non voglio farne una questione personale.
Questo programma non è importante. Quello che conta è vivere in
un Paese che ci permette di avere un programma come questo. Per
questo - ha continuato citando alcune voci della destra che
l'hanno difeso - voglio ringraziare chi non apprezza il mio show
né le mie idee, ma ha comunque difeso il mio diritto a
esprimerle. Non avrei mai immaginato che Ben Shapiro, Clay
Travis, Mitch McConnell, Rand Paul, e perfino il mio vecchio
amico Ted Cruz, sarebbero stati quelli che avrebbero detto cose
così belle su di me. Ci vuole coraggio per parlare contro questa
amministrazione. L'hanno fatto e meritano riconoscimento".
"La libertà di parola è ciò che più viene ammirato di questo
Paese, ed è qualcosa che mi vergogno a dire di avere dato per
scontato, finché non hanno licenziato il mio amico Stephen e
hanno costretto le emittenti che trasmettono il nostro show
localmente a cancellarlo. Non è legale. Non è americano. È
anti-americano", ha detto Kimmel prima di concludere riferendosi
al presidente Trump: "Ha provato in tutti i modi a cancellarmi.
Invece ha costretto milioni di persone a guardare il mio
programma. Ora forse vi tocca pubblicare i file su Epstein per
distrarre il pubblico!". (ANSA).
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