SUL PALCO
La poesia e il teatro sono strumenti di crescita
Fino al 5 ottobre al Piccolo di Milano. «L’arte è qualcosa di essenziale che circola come il sangue nelle vene», dice l’attore

Toni Servillo al Piccolo Teatro Strehler di Milano con un viaggio teatrale in tre stazioni. Tre modi per non morire. Baudelaire, Dante, i Greci parte dai testi di Giuseppe Montesano e, fino al 5 ottobre dal palco milanese invita a un percorso contro la paralisi del pensiero. Recentemente premiato con la Coppa Volpi al Festival del Cinema di Venezia, Servillo, dà voce a Baudelaire e a come la bellezza combatta contro la depressione e l’ingiustizia, a Dante illustrando in che modo la poesia si trasformi in romanzo e in salvezza, e ai Greci con la loro testimonianza di come poesia e filosofia possano accendere una visione in grado di immaginare il futuro. Evocazioni che conducono nella poesia, versi, parole e frammenti che intrecciano i testi originali e considerazioni attraverso le quali sia Servillo come interprete, sia Montesano come autore, invitano a una riflessione comune che tenga conto del passato e del presente.
«In un momento storico in cui ci sentiamo inquieti, impoveriti, spaventati, disidratati, vessati – scrive Servillo nel commentare lo spettacolo –, bisogna chiedersi che cosa rimane dell’arte come elemento vero di cultura, non solo informazione, non solo passatempo, ma qualcosa di essenziale che circola come il sangue nelle vene». E una riflessione arriva anche da Giuseppe Montesano che per questo lavoro si esprime lanciando una domanda: «Cos’altro sono la letteratura e il teatro se non un dialogo vissuto in una comunità di amici che chiedono di condividere emozione e verità?».
Il lavoro, che Montesano, scrittore e drammaturgo che si contraddistingue per la sua capacità di intrecciare narrativa e filosofia, ha scritto appositamente per Toni Servillo, esplora la poesia nel suo poter essere guida verso la vita, e lo fa proprio unendo parole di Baudelaire, Dante e dei Greci antichi e aprendole alla conoscenza di se stessi e a una visione più ampia del mondo. La riscoperta del valore della conoscenza e della bellezza e la forza per opporsi a una non-vita che tenta di ingoiarci passa così attraverso il teatro e la poesia, capaci di offrire all’anima motivi per resistere e di condurre alla ricerca di senso, significato. Di vita. I Tre modi per non morire sono proprio i momenti in cui i poeti hanno insegnato a cercare la vita, e quindi l’arte che permette di non morire, e che la poesia insegna sempre. E in Baudelaire, Dante e nei classici greci Montesano riconosce proprio quegli autori che questa capacità e quest’arte l’hanno messa in pratica. Servillo diventa nello spettacolo, da lui stesso diretto, quasi una guida per il pubblico, accompagnandolo nel senso delle parole, cibo, nutrimento per la nostra interiorità. Le parole che l’attore partenopeo modula, trasforma, plasma, rende ritmo e musica, lascia attraversare da stati d’animo, riscopre e fa riscoprire per mostrare come la poesia e il teatro, strumento di crescita personale e collettiva proprio come era per i Greci, siano gli strumenti capaci di renderci consapevoli, aperti, liberi e in grado di saper riflettere.
Per Servillo è un ritorno al Piccolo con questo spettacolo, lavoro di riduzione e di collegamento di tre testi di Montesano nati separatamente e che trovano un fil rouge che li unisce. E nel metterli in scena era stato proprio lo stesso Servillo, in passato, a dichiarare di sentire la necessità «di sottrarmi alla funzione dell’attore/mago, sciamano» per fare in modo che «l’attore, da interprete, testimoni i testi di autori, comunicando la sua felicità, il fatto che si senta più vivo esprimendo non se stesso, ma quei contenuti».
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