IN CARCERE
Paitoni in silenzio davanti al gip
Interrogatorio di garanzia: il quarantenne che ha ucciso il figlio a Morazzone si è avvalso della facoltà di non rispondere

Si è svolto questa mattina, martedì 4 gennaio, al carcere dei Miogni, l’interrogatorio di garanzia di Davide Paitoni, il quarantenne che a Capodanno, a Morazzone, ha ucciso il figlio Daniele di 7 anni e poi ferito la moglie. In realtà l’udienza è stata rapidissima: Paitoni, difeso dell’avvocato Stefano Bruno, davanti al gip Giuseppe Battarino, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Sempre oggi il medico legale Petra Basso eseguirà l’autopsia sul corpo del piccolo Daniele.
«VOGLIO MORIRE»
«Voglio morire, voglio morire». Così ha ripetuto Davide Paitoni, in carcere per l’omicidio del figlio Daniele, al suo avvocato Stefano Bruno che è andato a incontrarlo ai Miogni, dove il 40enne è in isolamento. «È molto prostrato, quasi incapace di comunicare, come se avesse preso una botta in testa», continua il legale. Il quale, dopo che il suo nome è comparso sugli organi di informazione, ha ricevuto telefonate anonime di insulti e minacce. Qualche esempio? «Ti devi vergognare», «Devi metterti una mano sulla coscienza».
AUTORIZZATO DAL GIP
«Perché poteva tenere il figlio?». La rabbia si mischia al dolore dopo la tragedia di Morazzone, dove Davide Paitoni, 40 anni, ha ucciso il figlio Daniele di 7 anni chiudendo il corpicino senza via del piccolo in un armadio e poi ha tentato di ammazzare la moglie trentaseienne, ricoverata all’Ospedale di Circolo di Varese non in pericolo di vita. Gente comune e politici puntano il dito contro la magistratura e chi ha permesso che l’uomo, nei confronti del quale era stato aperto un codice rosso per maltrattamenti in famiglia e che nel novembre scorso aveva accoltellato un collega di lavoro (e per questo era ai domiciliali) potesse tenere il bambino.
In realtà Davide Paitoni era stato autorizzato dal Gip a vedere il figlio, anche se si trovava ai domiciliari con l’accusa di tentato omicidio per aver accoltellato un collega di lavoro il 26 novembre scorso. Lo ha confermato il presidente del Tribunale di Varese Cesare Tacconi.
«L’ordinanza per i domiciliari - ha spiegato Tacconi - è stata firmata il 29 novembre, avallando la misura richiesta dal magistrato che l’ha motivata con il pericolo di inquinamento probatorio, non con la pericolosità sociale, e il giudice non può aggravare la richiesta del pm».
Successivamente, ha proseguito il presidente del Tribunale, «L'avvocato difensore dell’indagato ha chiesto che gli fosse concesso di vedere il figlio e la moglie, dato che secondo ordinanza non avrebbe potuto avere contatti se non con i familiari conviventi, quindi il padre».
Il 6 dicembre «Il Gip ha autorizzato l’uomo a vedere il figlio».
LE DENUNCE DELLA MOGLIE
A proposito delle due denunce per maltrattamenti presentate contro Paitoni dalla moglie che si era trasferita a casa dei genitori a Gazzada Schianno, e della segnalazione degli stessi genitori, tanto che in Procura a Varese sarebbe stato attivato il "codice rosso", Tacconi ha precisato che «Non c’è in Tribunale alcuna pendenza a carico dell’uomo, quindi se le denunce ci sono sono ancora in Procura». Poi ha concluso: «Ho svolto tutti gli accertamenti del caso, tra i due non vi era alcuna separazione formale in corso, se mi sarà richiesto formalmente presenterò una relazione».
LA RICOSTRUZIONE
L’uomo ha nascosto il corpo del bimbo nell’armadio di casa dopo averlo raggiunto con un fendente alla gola. Poi è salito in auto e ha guidato fino a casa dei genitori della moglie, a Gazzada Schianno, dove ha tentato di aggredire anche lei a coltellate forse usando la stessa arma utilizzata per uccidere il figlio. L’ha ferita in maniera non grave e poi è fuggito. I carabinieri lo hanno rintracciato all’alba di oggi, domenica 2 gennaio. A casa dell’uomo hanno scoperto il corpo senza vita del bambino.
Davide Paitoni ha dunque tentato di ammazzare anche la moglie. La donna, dopo l’aggressione subita, era stata rioverata all’ospedale di Circolo di Varese, fuori pericolo di vita.
LE RICERCHE NELLA NOTTE
La tragedia si è ingigantita via via nel corso della notte. Dopo l’intervento dei carabinieri della stazione di Azzate e del personale del 118 che hanno trasportato la donna al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Circolo, iniziano ricerche per rintracciare l’autore del tentato omicidio e, soprattutto, il bambino della coppia, che aveva trascorso la giornata con il padre nella sua abitazione, come previsto nel provvedimento di separazione, e che non era stato riportato dalla madre. Purtroppo, nell’abitazione del fuggitivo, i carabinieri rinvenivano, all’interno di un armadio, il bambino, ucciso con un fendente alla gola. Dai primi accertamenti medico legali è emerso che l’omicidio risaliva al pomeriggio, prima che l’uomo uscisse di casa per andare ad accoltellare l’ex moglie, indotta ad incontrarlo con la scusa della riconsegna del figlio. Sgomento e incredulità nelle testimonianze dei vicini di casa.
IL TENTATIVO DI FUGA
Le ricerche dell’indagato sono proseguite per tutta la notte e alle prime luci dell’alba lo stesso è stato intercettato a Viggiù a bordo della sua auto, una Golf grigia. Dopo aver cercato di sottrarsi alla cattura speronando l’auto dei carabinieri e successivamente fuggendo a piedi, è stato fermato, nella zona boschiva di Colle Sant’Elia, con un coltello in mano. Il provvedimento di fermo è stato emesso in presenza di gravissimi indizi nei confronti dell’uomo, che ha lasciato nell’armadio con il bambino un biglietto con una sorta di confessione e avvertito il padre anziano con un messaggio vocale di aver fatto del male al piccolo e di non guardare nell’armadio, sussistendo altresì serissime esigenze cautelari, con riferimento non solo all’evidenza del pericolo di fuga, quanto, soprattutto, alla pericolosità del soggetto, che aveva in auto una dose di cocaina e ancora girava armato di un coltello. All’indagato sono stati contestati il delitto di omicidio del figlio e il delitto di tentato omicidio dell’ex moglie.
IL PRECEDENTE
Paitoni era ai domiciliari da fine novembre in seguito all’accoltellamento di un collega di lavoro avvenuto ad Azzate. I carabinieri spiegano che sull’episodio di Azzate sono in corso indagini per accertare l’esatta modalità dei fatti e le ragioni del dissidio.
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