IMPRESE
«Pochi manager in azienda». Ricambio generazionale a rischio
Mercoledì l’evento di Prealpina al MaGa di Gallarate. Il messaggio di Maurizio Romiti: «Serve fare gavetta e studiare tanto»
«Le imprese familiari italiane soffrono l’eccesso di mancanza di manager». A dirlo è Maurizio Romiti, ospite d’eccezione di EconomixLab, l’evento organizzato da Prealpina in programma mercoledì 5 novembre al Maga di Gallarate. Classe 1949, figlio di Cesare, il manager storico “braccio destro” dell’avvocato Gianni Agnelli alla Fiat, e a sua volta manager con un passato da direttore centrale di Mediobanca a Milano e di amministratore delegato in Rcs Mediagroup, Romiti sarà chiamato a confrontarsi sul tema del passaggio generazionale. Un momento molto delicato, per non dire cruciale, soprattutto per le Pmi italiane, l’85% delle quali a conduzione familiare. Anche perché, studi alla mano, solo una su tre sopravvive al passaggio dalla prima alla seconda generazione. Una percentuale che si riduce drasticamente nei passaggi successivi. Un problema strutturale che minaccia la continuità di quel modello di imprenditoria diffusa che ha caratterizzato lo sviluppo italiano e che ha contribuito a creare ecosistemi produttivi unici a livello internazionale.
IL GIUSTO APPROCCIO
Secondo Romiti, «quando vanno avanti le generazioni, è normale che si assista a un progressivo distacco dalla logica aziendale originaria, dall’amore per l’oggetto-azienda che era proprio della prima o della seconda generazione. Per questo sono favorevole a una progressiva managerializzazione delle nostre aziende». A tutt’oggi, però, le imprese familiari fanno difficoltà ad assumere un manager esterno: «Questa figura viene vista spesso più come un costo, un esborso economico, anziché una possibilità di sviluppo e di crescita, nonché di miglioramento della capacità reddituale delle aziende», insiste Romiti. «Sono fermamente convinto che le figure manageriali professionali possano accompagnare le Pmi non solo ad affacciarsi al mercato finanziario in modo corretto, compreso l’ingresso in Borsa, ma a anche a svilupparsi attraverso acquisizioni». «In quanto figure terze, poi», sempre a seguire il ragionamento di Maurizio Romiti, «i manager non hanno in linea di principio nessuna esigenza di rivincita nei confronti degli altri familiari, non si sentono sminuiti rispetto a uno e all’altro e, infine, possono essere un buon tutor per le nuove generazioni di soci». A questo proposito, Romiti è dell’avviso che «è sbagliato inserire in ruolo aziendali persone solo perché fanno parte della famiglia, ma non hanno le competenze professionali necessarie». Per l’ex ad di Rcs Mediagroup «uno dei temi su cui padri e figli devono riflettere è quello di riuscire a capire entrambi quando arriva il momento di fare determinati passi. Quando cioè l’imprenditore o l’imprenditrice di turno capiscono che è giunto il momento di farsi da parte e per i figli di procedere al subentro». Romiti è inoltre fermamente convinto che per le seconde generazioni è sempre meglio farsi le ossa al di fuori dall’azienda di famiglia: «In questo modo si ritornerà a “casa” con un bagaglio di esperienza che permetterà di assumere determinati ruoli. Insomma, consiglio di fare gavetta, e non in posizione di vertice, e di studiare tanto».
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