L’ANALISI
«Pronti a costruire ponti tra genitori e figli»
Parla il referente varesino di Manageritalia, Ignazio De Lucia: «Le famiglie imprenditoriali iniziano ad aprirsi ma c’è ancora molta strada da percorrere»
«Un buon management è la vera chiave di volta del passaggio generazionale dentro un’azienda. Un management solido e preparato si pone come un cuscinetto tra le generazioni, mediando tra l’esperienza della vecchia e l’entusiasmo della nuova. Le famiglie che gestiscono con successo il passaggio generazionale sono quelle che hanno saputo creare per tempo un management solido». Le parole, e il prezioso suggerimento, sono di Maurizio Romiti, manager dal curriculum infinito, intervenuto mercoledì 5 novembre a EconomiX Lab, l’evento promosso da Prealpina in collaborazione con PwC Italia, e dedicato proprio al delicato passaggio di testimone tra padri e figli dentro le aziende familiari. Avere un buon management, dunque, può davvero aiutare a organizzare una gestione nuova, in cui innovazione e tradizione si fondono. Ma sono ancora poche le aziende che seguono questo percorso.
PRIMI PASSI
«Devo dire che oggi, finalmente, le famiglie imprenditoriali hanno iniziato ad aprirsi ai manager – commenta Ignazio De Lucia referente delegazione di Varese Manageritalia Lombardia –. Con il Covid, la consapevolezza di aver bisogno di un aiuto nella gestione del passaggio di testimone è aumentata. Ma siamo all’inizio. Si tratta di un fenomeno lento e sono ancora troppo pochi i manager esterni nelle piccole e medie imprese italiane. La Lombardia è più avanti rispetto ad altre regioni d’Italia, ma c’è ancora molta strada da fare». Il confronto con gli altri Paesi dell’Unione europea, poi, è abbastanza impietoso. Oggi in Italia solo il 28% delle imprese familiari ha manager esterni, contro quasi l’80% nei più avanzati e competitivi Stati europei: Francia, Germania e Spagna.
IL PONTE
Il compito più importante che un manager competente può svolgere dentro una Pmi è quello di costruire un ponte tra generazioni. «È chiaro che il manager deve prendere a cuore il passaggio generazionale dentro l’azienda – spiega ancora De Lucia – e gestirlo con competenza e intelligenza. Confesso che deve essere anche un po’ psicologo e porsi come trait d’union tra padre e figli. Ciò che è stato creato e realizzato fino a quel momento non viene né buttato né messo da parte. Si tratta di mixarlo con nuove conoscenze. È il momento delicato ma migliore per innovare l’azienda stessa». È chiaro che il contesto e i mercati in cui si inserisce l’attività produttiva hanno la loro importanza.
COMPETITIVITÀ
«Oggi innovazione, discontinuità e ampiezza dei mercati – continua il referente di Varese di Manageritalia – cambiano i fattori competitivi molto più spesso e con una velocità maggiore. Un manager o un management team aziendale sono quindi determinanti per gestire questo passaggio rafforzando l’impresa. Intendo dire che l’ingresso delle nuove generazioni può diventare occasione di crescita per l’azienda stessa. La leva principale è quella dell’innovazione. Il rischio di conflitto può essere governato e trasformato in una opportunità». Certo bisogna vincere ancora qualche resistenza. «Le resistenze che ancora ci sono e che ci fanno rimanere in fondo alla classifica dei Paesi Ue – conclude De Lucia – sono principalmente di tipo culturale. La paura di mettere la propria creatura anche nelle mani di una persona esterna suscita ancora qualche timore. Invece aprirsi è proprio la strada per garantire continuità all’azienda, anche nel caso in cui i figli abbiano interessi differenti».
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