IL CASO
Rescaldina non paga le multe
Sei su dieci i cittadini che stracciano le contravvenzioni, inutili anche i solleciti: «Si tratta di un problema sociale»
Più della metà degli automobilisti che ricevono una multa la stracciano: non la pagano nemmeno quando vengono recapitati i solleciti. A parlare chiaro sono le statistiche della polizia locale: nel 2020 il 43% dei trasgressori ha saldato il dovuto, mentre il 57% non lo ha fatto. Cifre ancora peggiori di quelle realizzate in altri centri dell’Altomilanese e della provincia di Varese.
Su 189mila euro di previsione per contravvenzioni da incassare, l’accertato ammonta a 82mila euro. «È un problema sociale», ha osservato nel consiglio comunale di venerdì 7 maggio il pentastellato Massimo Oggioni: «In un paese sano dovrebbe essere l’eccezione non pagare, da noi invece è quasi la norma».
Prassi consolidata
Il consigliere non ne ha fatto tanto un caso di recupero delle multe inefficace, quanto di educazione e senso di civiltà: «Mi viene da pensare che fra i rescaldinesi sia passato il messaggio che sia normale non pagare le sanzioni. Non possiamo permetterci di tollerare questo comportamento, tanto più alla luce delle infrazioni stradali delle aziende: sono state pagate per l’80%, a fronte dell’assoluta inadempienza del semplice cittadino, che pensa invece di essere furbo non riconoscendosi nelle regole che dovrebbero rispettare tutti». Ciò si traduce nel mancato gettito a scapito della collettività. Per questo Oggioni ha invitato il consiglio comunale a interrogarsi sul problema: «O sono tutti imbroglioni o qualcosa non funziona nel sistema. Stiamo parlando di un’abitudine consolidata, a giudicare dagli arretrati degli scorsi anni. I mancati incassi ammontano a 500mila euro».
L’assessore alla Polizia locale, Gianluca Crugnola, ha ammesso che «il problema sociale c’è: nessuno può nasconderlo, considerando le scarse coperture dei pagamenti. Ma, pur non volendo dire che mal comune è mezzo gaudio, è giusto rilevare che il 43% è un dato al di sopra della media della nostra zona». Crugnola ha parlato chiaro, senza tanti giri di parole, asserendo che si può fare ben poco al di là di trasmettere i solleciti: «Fermo restando - ha precisato - che all’arrivo delle cartelle coattive ci sentiamo poi dire che l’amministrazione tartassa i cittadini e li colpisce in un periodo difficile».
Dati da verificare
In ogni caso, per l’amministrazione la situazione non è poi così preoccupante, perché fotografare oggi lo status dei pagamenti potrebbe fornire dati falsati: quanto verbalizzato a fine 2020 potrebbe essere stato riscosso nei primi mesi del 2021. Servirebbe dunque contestualizzare il tutto su un consuntivo consolidato. L’assessore se l’è presa anche col sistema Italia, «che di fronte ai cattivi pagatori non funziona come dovrebbe».
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