LA SENTENZA
Botte e abusi sulla moglie: quattro anni
Maltrattamenti in famiglia: in appello ribaltata la sentenza di assoluzione
Un matrimonio durato poco meno di sei mesi. Tanto è bastato a una donna originaria del Kosovo per capire di che pasta fosse fatto il marito, un camionista suo connazionale, che tanto aveva insistito perché lo seguisse in Valcuvia, dove si era trasferito per lavoro assieme al figlioletto avuto da una precedente relazione.
Un uomo violento che ben presto aveva imposto la legge delle botte. Botte per lei e anche per il piccolo. Nel 2013 era stata la polizia locale a ritrovare per strada la donna in lacrime e piena di lividi. Da lì era finita in ospedale e subito era scattata la procedura antiviolenza e con essa la denuncia all’autorità giudiziaria. Denuncia nella quale si faceva riferimento ai maltrattamenti subiti dalla donna e dal bambino e anche a una serie di abusi sessuali della quale era stata fatto oggetto durante la sua breve convivenza.
In primo grado, il Tribunale di Varese ha però assolto l’imputato, 47 anni, mettendo in dubbio l’attendibilità della parte offesa. La Procura Generale di Milano, per tramite del sostituto Laura Gay, ha proposto ricorso contro la sentenza di assoluzione varesina, ottenendo dai giudici della terza Corte d’Appello la rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale. In altre parole, la riapertura di un processo nel quale ci fosse spazio per ascoltare di persona la vittima delle violenze, che poco dopo la denuncia aveva lasciato il nostro Paese. Così è stato. Complice l’emergenza Covid, però, la parte offesa, rappresentata in giudizio dall’avvocato Maria Cristina Filiciotto, è stata sentita per rogatoria in videoconferenza. Ormai divorziata e lontana dalla Valcuvia, ha raccontato libera da condizionamenti, timori o possibili vendette quei mesi di convivenza trascorsi assieme a quell’uomo che altro non conosceva se non il linguaggio della violenza. Stavolta i giudici le hanno creduto.
Risultato: l’imputato è stato condannato per maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale a quattro anni di carcere e a un risarcimento di diecimila euro.
Episodi simili, purtroppo, sono emersi più volte sul territorio in questi ultimi anni.
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