PALAZZO ESTENSE
«Ad Ambrogio Vaghi un luogo di Varese»
In Consiglio comunale la proposta di intitolazione presentata dal sindaco Galimberti
Il desiderio di onorare personalità di spicco domina l’agenda politica varesina. Dopo l’intitolazione della parte finale di via Montalbano ad Angelo Monti, il via libera di giovedì scorso all’intitolazione di un luogo significativo della città a Roberto Maroni, questa sera - martedì 5 dicembre - il Consiglio comunale ha valutato la possibilità di ricordare, nello stesso modo, anche il giornalista Ambrogio Vaghi. La mozione, votata dai consiglieri di maggioranza, è stata presentata dallo stesso sindaco. «Il 18 luglio dello sorso anno si è spento, all’età di 95 anni, Ambrogio Vaghi, giornalista, consigliere comunale, presidente di Unicoop Lombardia, presidente della Socrem, benefattore e membro attivo della resistenza - ha detto Davide Galimberti -. Con il suo impegno politico in qualità di consigliere comunale dal 1958 al 1980, ha contribuito in modo determinante alla crescita della città di Varese e delle sue istituzioni. Durante la propria vita politica, sociale, culturale, ha lasciato alla città un grande patrimonio di valori e senso civico, nonché un esempio di impegno sociale e civile oltre che un punto di riferimento per le giovani generazioni». Vaghi, tra le sue ultime volontà, ha lasciato anche un lauto lascito alla Fondazione Molina e per la ristrutturazione del Castello di Belforte, ha rivelato il sindaco. Per questo, il primo cittadino ha chiesto «di intitolare una via, una piazza, un edificio o un luogo pubblico al giornalista Ambrogio Vaghi, che con il suo impegno, il suo rigore e la sua dedizione nella vita professionale, politica e sociale, ha dato lustro alla città di Varese».
NO AI PERMESSI ROSA
Il consiglio comunale ha bocciato la mozione del consigliere del Polo delle Libertà, Luca Boldetti, con cui si chiedeva di «individuare stalli di sosta, in particolare nei pressi di ospedali e strutture sociosanitarie, da dedicare esclusivamente al servizio delle donne in stato di gravidanza o di genitori con un bambino di età non superiore a due anni, muniti di contrassegno speciale denominato “permesso rosa“». Parcheggi che non avrebbero nulla a che vedere con gli stalli rosa che già ci sono in città, e nemmeno con il permesso mamme che permette di sostare gratuitamente sulle strisce blu alle donne incinte e alle neomamme. «I due sistemi, quello proposto dal consigliere Boldetti e quello già in vigore in città, non possono convivere e creerebbero confusione», ha motivato il diniego l’assessore Andrea Civati.
PANCHINE ROSSE NEI QUARTIERI
Il consiglio comunale ha accolto all’unanimità la richiesta, avanzata dal consigliere Simone Longhini «di operare affinché la cultura del rispetto della donna e della persona in generale sia posta all’attenzione di ogni singolo cittadino e pertanto di individuare una panchina pubblica in ognuno dei 12 quartieri in cui è stata suddivisa la città con la creazione dei “consigli di quartiere” e trasformarla in una “panchina rossa“, simbolo del sangue versato da tutte le donne vittime dell’uomo che credevano le amasse». Ma non saranno messe panchine rosse a caso. «Questa amministrazione ha dimostrato rispetto per le tematiche di genere e dei percorsi legati alla discriminazione di genere - ha detto l’assessore Rossella Dimaggio - La panchina rossa è un simbolo e tutte quelle che sono state colorate in città sono nate da progetti, perché un rito ha senso se è pieno di significato. E così andremo avanti a fare in città».
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